UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944
32 agguato nell'aria, nella terra, nell'acqua non sono più «personaggi» delle figure umane che ivi si muovono? Qui infatti il personaggio è veramente l'ambiente perchè ha in se (e la genera, la evolve, la determina) l'azione. A questo punto si affaccia un'altra questione assai meno dialettica di quel che potrà sembrare. r◄ ino a che punto le vicende potranno cadenzare i personaggi? o meglio in che rapporto saranno le vicende con le persone? Io, J>er un'intima convin– zione penso che se pure il « fatto» può prevalere sugli attori, esso tuttavia scaturisce sempre dai personaggi, per cui torna al personaggio, all'uomo, alla sua pienezza o mancanza di carità, il compito di sostenere il colloquio che il romanzo annuncia. Ricondotto così il romanzo ad una necessità di personaggi (e direi finanche equivalenza) anche il « fatto» romanzesco, come tale, potrà interessarci cli meno e questo perchè io penso che al di là ciel fatto hanno più importanza le «circostanze», cioè le ragioni di esso. Vale a dire il consapevole esame (e non il giudizio) di quello che accade, dei casi in cui il romanzo si innesta. Più del fatto, che i personaggi rendeianno più o meno statico, (l'a– zione non è nel movimento) ci preoccupano ]e sue determinanti, perchè l'interesse romanzesco vive e nasce da questa analisi e non deve mai sfociare nelle « conclusioni >>. Che valore dovremmo ora dare a certa presun– tuosa quanto inutile classificazione che la critica si ostina ancora ad ostentare? V'è chi si affatica a parlare di personaggio o circostanze storiche e non s'accorge dell'inesattezza di una tale aggettiva– zione. I personaggi devono essere astorici nel
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