UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944
insufficiente o non abbastanza a fuoco sulle nostre intenzioni. Uomini vi siano nel romanzo, anche senza carattere, ma veri, privi d'ogni artificio di ricerca psicologica - semplici personaggi che se reali avranno poi uno o dieci caratteri 1 una o dieci anime, un aspetto per capitolo o nessuno, così come avviene di noi vivi negli anni. Emma Bovary, Homais, Leon son personaggi e non caratteri, sono cioè simili alle Emme agli Homais ai Leon che an– cor oggi camminano nelle strade, e vi cammineran– no anche domani, per tutte le città; non sono arte– fatti, non sono introvabili. E in questi personaggi - così come l'intendo - l'azione vi sarà già impli– cita, non separata o secondaria, ma un'unica cosa. Nessuna azione di Emma è al di fuori di Emma, e così di Renzo o di Lucia. E sarà proprio del personaggio, anzi solo del personaggio, che credo responsabile l'autore, responsabilità che inserisco in tutti i piani, anche in quello morale perchè ogni personaggio prima di trasportarsi sulla pagina è creatura nell'autore, anzi è l'autore stesso che si traduce in un nome e in un atto. Ma a proposito - caro Marco - voglio aggiun– gere questo: è anche possibile la scoperta di un personaggio che non sia una figura umana, che cioè non possa diventare volto e gesto. Melville per esempio non conosce che un solo personaggio: il mare. Il mare è il suo interprete, il suo fatto, il suo sentimento e quindi il suo stile. I suoi uomini sono vivi soltanto sul mare, sono personaggi solo in que1l'aria, in que1l'empito. E in Fournier non ha forse più vita l'ambiente, quell'atmosfera idillica (la festa, il giardino, il circo, la neve, il bosco) alla cui luce assumono poi fisionomia le persone? E in Conrad di « Cuore di tenebra,. l'incubo della fore– sta, l'esasperata violenza e presenza del Male in 31
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