UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

E un tale romanzo dobbiamo renderlo possibile, senza paura di sconvolgere gli schemi traman– dati, rischiando sulla pagina ogni nostra possibi– lità, costringendo questa rivela::io11e di noi stessi - oggi appena intuita - a determinarsi e a supe– rare, con l'affermazione della sua verità, ogni impiglio di tradizione letteraria. Perchè la tradi– zione la vediamo solo come risultato di una con– tinua rivoluzione del presente contro il passato, come somma delle continue negazioni dell'ieri fatte per affermare la scoperta dell'oggi: ed è viva solo quando l'arte è contro l'arte, quando la poesia è contro la poesia, quando l'artista pronunciandosi ha il coraggio di distruggere tutta intera la sin– tassi che lo ha preceduto. Così la tradizione vale in definiti,·a soltanto per quello che la può vivere nella sua esperienza l'artista: ma vista fuori di lui, non interessa più nè noi nè l'arte. Manzoni infatti la sua «tradizione» la trovò dentro di sè, risalendo ad esperienze che furon più di pensiero che di pura letteratura e sfogliando assai più i memoriali giansenisti di Port-Royal e Pascal, che non le pagine di « bella scrittura». E sebbene non stia a noi lo stabilire sino a qual punto quella preparazione provocò al ro– manzo l'autore dei « Promessi Sposi », è certo che una simile esegesi non sarebbe del tutto in– giustificata, e forse ci porterebbe a concludere che un «romanzo» non è possibile se dietro l'au– tore non v'è una sincera conoscenza dell'uomo, non però dell'uomo psicologico, nè di quello meta– fisico, ma di quest'uomo vivo che ci sta attorno, di questa creatura vera che è in noi. Manzoni lo rintracciò tra « Les pensées » e il Vangelo, e fu come se scoprisse se stesso - poi nel romanzo lo narrò; si narrò. Ecco il punto più importante: si 29

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