UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944
22 Conclusione mistica? Sotto un certo aspetto si può rispondere affermativamente. Ma si tratta, evidentemente, di un misticismo geniale ed origi– nale (ed ogni vero misticismo lo è). Vogliamo dire che non si tratta del misticismo, a cui si ri– corre come per disperazione, e cioè per riparare alle deficienze della ragione e dell'esperienza. Anzi, è un misticismo che esalta tutto quanto c'è di positivo nella ragione e nell'esperienza, ed aggiun– ge semplicemente quello che nella ragione e nel- 1 'csperienza è vano cercare. :Molti mistici, infatti, sono come degli innamorati delusi, che non hanno trovato nell'oggetto del loro amore quello che spe– ravano, ed allora si sono voltati duramente ad un altro Oggetto: a Dio. Per questo riescono talvolta poco umani e poco persuasivi. Il misticismo del– l'etica rosminiana, invece, non fa a meno della logica e della realtà, anzi ne ha bisogno; non sva– luta nè questa nè quella, anzi le utilizza entram– be; ma fa o può far questo, appunto in quanto l'atteggiamento morale è una posizione nuova : una posizione in certo qual modo estranea e contrap– posta alla pura logica ed alla pura realtà. Insom– ma, abbiamo a che fare con Dio, e con noi, con l'uomo. I mistici della pazzia dicono: sono o sia– mo la medesima cosa. I mistici dell'amore deluso dicono: vale soltanto Iddio, e l'uomo si deve di– struggere in lui. I mistici dell'amore puro e sem– plice di cui Rosmini è un candido e sublime rap– presentante, dicono: esiste tanto Dio quanto l'uo– mo; e non c'è ragione di negare nè l'uno nè l'al– tro, giacchè si amano; ora, per la legge misterio– sa dell'amore, chi ama si dà, e si dà senza dimi– nuirsi, ma anzi, nell'ordine della propria essenza, accrescendosi sempre. PIETRO CHEULA
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