UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

questo Am0re si sia poi aperto e dispiegato in modo da lasciar sorgere, nelle singole realtà finite, dei centri indipendenti e coscienti di volontà e di amore. Qui si tratta di credere o di 11011 credere, di amare o no; e questo è veramente l'ineffabile e l'irrazionale che c'è nel mondo. Nessuna filosofia ha mai potuto negare l'irrazionale e l'ineffabile, ma la difficoltà è sempre stata, e sta tuttora, nel– l'isolarlo, nel chiuderlo nei suoi giusti confini. Ora, se noi non collochiamo l'irrazionale nella volontà e nell'amore, dove lo dovremmo collocare? Nella logica? Oppure nella realtà? Ed allora cadiamo in una metafisica del divenire ed in una logica della contraddizione. Qui c'è veramente il bivio estremo e definitivo fra un modo di vivere e di pensare, ed un altro modo di vivere e di pensare. O si accetta un sem– plice irrazionale tutt'altro che assurdo, tutealtro che avverso alla logica ed alla realtà, com'è il li– bero atteggiarsi e determinarsi della volontà mo– rale; oppure si accetta un irrazionale veramente assurdo e distruttivo perchè, collocato nella logica e nella realtà, nega la realtà dichiarandola anche irreale, e dissolve la logica, eliminando il princi– pio di non contraddizione, su cui la logica si fon– da. Diremmo, con un linguaggio un po' rozzo che Rosmini non usa mai, da quell'animo grande, no– bile e composto che è, che bisogna scegliere fra la pazzia e l'amore; o, se si vuole considerare an– che l'amore un genere di pazzia, fra una certa pazzia ed un'altra pazzia. E naturalmente chi, come dice Dante, « nella fiamma d'amor non è adulto», dirà che è soltanto questione di gusti, come chi non sa niente di musica può dire che è solo questione di gusti preferire il frastuono che fanno i musicisti quando accordano gli strumenti, all'esecuzione di una sinfonia di Rossini o di Beethoven. 21

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