UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

Riccardo sia un uomo; egli avrebbe, forse, pre– ferito dire che è una bestia; ecco, quindi, che in un giudizio puramente teorico si mescola un ele– mento volitivo o pratico); nel secondo giudizio, invece, ho affermato che Riccardo possiede in grado eminente delle qualità che lo rendono ca– pace di gioYare a se stesso ccl agli altri (ma, na– turalmente, per esprimere un tale apprezzamento pratico, ho dovuto prima giudicare puramente e semplicemente dell'appartenenza di Riccardo alla specie umana). Ancora un'osservazione. Abbiamo distinto 1 di passaggio, l'intuizione dell'idea dell'essere e l'in– tuizione degli esseri idealizzati, pur riconoscendo che sia l'una che l'altra forma di intuizione sono esenti da motivi pratici, e non determinano neces– sariamente la volontà. Bisogna, però, avvertire che le idee dei singoli esseri partecipano bensì dell'universalità e dell'obbiettività dell'idea dell'es– sere, ma si formano col concorso di un giudizio, ed anzi si può dire che in sostanza derivano dai giudizi. Se, quindi, il giudizio è sotto l'influenza della volontà e può essere deformato dalla volontà, ne risulta che anche l'idea conseguente al giudizio può essere deformata, o comunque dominata da un interesse pratico; donde quelle che si chiamano comunemente << idee storte»: idee, in cui qualche cosa di necessario e cli assoluto, che viene dall'in– tuizione fondamentale dell'idea dell'essere, si me– scola con elementi pratici, che sono relati vi e con– tingenti, e quindi discutibili, ma che gli uomini, troppo spesso, non vogliono affatto discutere, ap– punto perchè li confondono con quella assolutezza e quella necessità che è propria dell'idea come idea. E' superfluo accennare a quanti malintesi e a quante incomprensioni dànno luogo queste idee, 17

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