UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

16 razione. L'intuizione dell'essere o degli esseri è, insomma 1 una legge che, veramente, si presenta alla volontà senza determinarla. Noi tutti abbiamo l'idea di uomo, e sull'idea cli uomo si trovano tutti d'accordo, sia chi tratta in pratica l'uomo come uomo, e sia chi lo tratta come una bestia, o come una cosa. L'altra forma cli conoscenza, poi, e cioè il giu– dizio, è così lontana dal determinare necessaria– mente la volontà, che anzi subisce essa stessa rin– fluenza della volontà. La conoscenza giudicativa, infatti, è una forma di conoscenza attiva, in cui la mente non riceve, ma esprime e celebra la Yerità. li giudizio speculativo si distingue dal giudizio pratico, sta bene: l'abbiamo messo in evidenza sino da principio; ma ora bisogna riconoscere che si tratta di una distinzione dialettica, e non reale: non c'è giudizio speculati,·o, in cui non si mescoli, per quanto minimamente, un interesse pratico, e non c'è giudizio pratico, naturalmente, che non su1>pongae non racchiuda l'attimo speculativo. Ciò si comprende molto bene osservandq un unico giu– dizio, che possa essere tanto speculativo quanto pratico, secondo il semplice tono della voce con cui si pronuncia. Diciamo, ad esempio, schietta– mente, semplicemente: Riccardo è un uomo; e di– ciamo, invece, con enfasi, con ammirazione: Ric– cardo è un uomo! Il primo è un giudizio teorico, il secondo è un giudizio pratico; nel primo ho semplicemente affermato che Riccardo ha tutti i requisiti per essere classificato nella categoria degli uomini (però, se Riccardo è un povero manovale, e se chi pronuncia questo giudizio è un grande impresario che ha interesse allo sfruttamento del lavoro umano, allora costui deve aver vinto una certa resistenza della volontà per ammettere che

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