UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944
poverire nonchè la disposizione comune a w1, do– minio sereno delle cose, lo stesso desiderio o la capacità nat11,ralea superare lo struggimento e la dispersione. E non vale, mi sembra, a disperdere q11,estaosservazione, l'affermarsi polemico di 1110- ralismi a·rtistici e gli inviti alla co11crete:;:;a e alla storia. Q11esta epoca nostra, piiì che dalla filosofia (che si è fatta pura critica), è propensa a sperare e ad esigere snggestioni, illumina.cioni, messaggi, dal– l'arte e dalla poesia, e t11tti diversi ed alieni dal– l'intrinseca essen::a contemplativa ed a suo modo assoluta, dell'ideale artistico e poetico. E wi simile desiderio, a considerarlo specialmente in quanto ec– citato negli spi.riti da una ansia mondiale come la presente, può riuscire ben umano, e come tale con– siderabile, ma d'altro canto è pur vero che arte e poesia, se datrw11ano reale non si estraniano, anzi dell'umano e del reale hanno da esprimere e da rappresentare t,utto quanto, sono però se1npre w1, assurgere alla contemplacione ed in essa si astraggono. Perchè infine la bellezza., nel significato gra11de e filosofico, seco11do qnel che ha di vero ed asso– luto 1·1 concetto platonico di essa, attraverso l'infl– nita 1110/teplicitàdegli oggetti contingenti e tempo– ranei, è il fine 11nico, l'oggetto perenne dell'arte e della poesia. Ritrovi q11iadombrata o ripresa q1tella lagnanza sul pragmatismo, che non intendeva colpire te solo, ma "'' epoca, e della quale io stesso mi sento par– tecipe, Perchè dai suoi tempi ha i suoi limiti ed 73
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy