UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944

62 più perfettissimo quale lo si pensa»), il cosmo– logico ( « esistono delle realtà relative e contin– genti, che suppongono, come loro causa prima, una realtà assoluta e necessaria») ed il teleolo– gico (« esiste Dio, quale sommo bene ed ulti– ma perfezione a cui tendono tutti gli esseri»); ma senza mai decidere per una preferenza nè stabilire una sintesi, un coordinamento fonda– mentale fra tali argomenti. Ci sono, infatti, dei filosofi cristiani, come S. Tommaso d'Aquino, che rifiutano l'argomento ontologico, per atte– nersi agli altri due; altri, come S. Anselmo da Aosta, che preferiscono l'argomento ontologico, senza rifiutare gli altri due; altri, come Leib– niz, che li accettano, un po' ad abundantiam, tutti e tre; altri, come Kant, che rifiutano l'on– tologico ed il cosmologico per accettare solo il teleologico. Insomma, la tradizionale filosofia cristiana aveva accettato un po' tutti questi punti di vista, senza coordinarli nè unificarli, come esige una solida metafisica. Ora il Ro– smini ha raggiunto veramente questa sintesi, anche se non ha polemizzato, neppure a questo proposito, coi filosofi cristiani che lo hanno pre– ceduto, anche se la sintesi è, nel suo sistema, più implicita e sottintesa che esplicitamente dichia– rata. Infatti, tutte e tre le forme dell'essere con– ducono a Dio, ma ognuna per la sua via: la via della forma ideale è precisamente la via dell'ar– gomento ontologico; quella della forma reale è la via dell'argomento cosmologico, e la via della forma morale è quella dell'argomento te-

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