UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944
tale sproporzione, la storia della filosofia ci ha già tramandato due metodi fondamentali: due metodi che si personificano, appunto, nei gran– di pensatori già accennati: Parmenide e Spi– noza, da un lato, e, d'altro lato, Eraclito ed He– gel; due metodi, ai quali, se si vuole, si pos– sono ridurre, come a loro forma fissa ed estre– ma, lo stesso positivismo e lo stesso idealismo moderno, di cui abbiamo già discorso a propo– sito del problema della conoscenza. Il primo metodo consiste in questo: nel ri– durre a sistema rigidamente unitario tutti gli esseri particolari e determinati che cadono sot– to l'esperienza. Fatta, per così dire, la somma, o supposta fatta la somma di tutti gli addendi, e cioè di tutte le molteplici cose del mondo, ne risulterebbe una unità reale dell'essere, che cor– risponde perfettamente all'unità ideale, vale a dire dotata di una divina universalità, eternità ed immobilità: è il panteismo nella sua forma più rigorosa. Con questo metodo, si salva l'as– soluto e si perde il relativo, si salva l'essenza prima delle cose, ma si perde la loro esistenza individuale, o, come efficacemente si esprime, proprio a proposito di Parmenide, un acuto in– terprete della cosmologia platonica, M. F. Sciac– ca, si saiva Iddio e si perde il mondo. Questo metodo, insomma, consiste nella strenua ed esclusiva applicazione della logica dell'essere. Il secondo metodo consiste, invece, nel con– siderare ciò che è particolare, relativo ed indi– viduale non come qualche cosa che dev'essere ;;
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