UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944

28 al compito per il quale era sorta : nata come esi– genza di soluzione del problema del conoscere, la critica aveva condotto alla affermazione dell'ir– raggiungibilità dell'essere in sè, nella quale conclu– sione si perdeva anche la iniziale conquista della possibilità di un conoscere scientifico: infatti la va– lutazione del potere conoscitivo della ragione aveva dimostrato la fenomenicità di tale conoscere, che lasciava fuori di sè l'oggetto del conoscere; il qua– le, risultando estraneo al conoscere stesso, toglieva valore all'indagine critica e la riconduceva allo scetticismo. Come conciliare l'antitesi sorta tra cnltca e filo– sofia, essendo il risultato della critica l'inconosci-– bilità dell'essere in sè, e la filosofia esigenza di tale essere? Al Martinetti non sfugge la contraddizione im– plicita nella Critica kantiana, e superando l'interpre_ tazione formale di alcuni passi in cui Kant afferma esplicitamente come risultato fondamentale della sua critica l'inconoscibilità dell'essere (cosa in sè), risale all'intima esigenza che aveva dato origine alla critica, l'esigenza metafisica, giungendo ad una nuova formulazione del problema, che non ne è l'eli– minazione, come avvenne nello sviluppo storico dell'idealismo postkantiano. Questo infatti, posto dinanzi al dilemma di una critica senza filosofia (metafisica) o di una meta– fisica dogmatica perchè senza critica, risolve la difficoltà togliendo la metafisica (per la dimostrata criticamente im!)Ossibilità di conoscere « l'io sè >). ed elevando la critica a filosofia; cioè la critica diventa scienza assoluta, sostituendo all'oggetto in sè inconoscibile lo stesso conoscere. Perduto l'essere in sè, poichè ora l'oggetto del conoscere è lo stesso conoscere, cioè il sogget-

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