UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944

26 tuisce un modello di interpretazione e di meto– dologia. Aggiungiamo che allo studio di Kant egli fu ri– volto anche dal clima storico nel quale egli esordì. Le sue esigenze critiche e metafisiche lo condussero, attraverso una reimpostazione dei problemi kan– tiani1 a combattere il dogmatismo della corrente positivistica allora dominante, e l'opposta astrat– tezza dell'idealismo trascendentale, contribuendo potentemente ad affermare il carattere sistematico e metafisico della filosofia, in lotta anche contro gli indirizzi pragmatistici cd intuizionistici, che pur sorti da una uguale esigenza antiintellettualistica, dissolvevano nella loro asistematicità il valore più profondo della persona, che è posto nella coscienza. Instaurare una metafisica critica, che portasse la ragione attraverso un metodo rigorosamente immanente alla rivelazione di quei valori spirituali che dischiudono la visione del trascendente, fu l'esigenza profonda che mosse il pensiero del Mar– tinetti e lo portò ad incontrarsi con Kant proprio nella formulazione del problema metafisico. Egli ebbe netta la visione che l'errore fonda– mentale della filosofia prima di Kant era stata la pretesa di una metafisica indipendente dalla gno– seologia; la scoperta kantiana, il suo copernica– nesimo, fu la denuncia di questo errore ed il suo merito fu la critica della conoscenza come supe– ramento del dogmatismo realistico. Dopo Kant, come è possibile la metafisica? E' questa la domanda che lo spinge a rifarsi a Kant, propo11endouna integrazione della scoperta kantia– na, nel senso di una continuità di sviluppo logico dai gradi inferiori del conoscere empirico fino al– l'elevazione di una contemplazione razionale, come

RkJQdWJsaXNoZXIy