UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944

coscienza, che nel suo anelito di eternità e d'in– finito ci dà Dio. So bene che mi si ripeterà con Voltaire - Dio lo confonda! - che la forza di un'aspirazione non prova la realtà del suo oggetto; ma io dirò che in fondo noi crediamo nella realtà degli oggetti solo in quanto soddisfano ad un bi– sogno. Diciamo che una percezione è vera ed ha og– getto reale quando soddisfa una necessità od appaga un desiderio. E se malgrado tutto mi si dicesse che mi av– volgo ed inciampo in una rete di paradossi, di contraddizioni, di sofismi e di proposizioni me– ramente verbali, dirò che preferisco questa lotta a morte col mistero senza eh'esso mi si arrenda o ch'io m'arrenda ad esso, all'acquietarmi in una scienza sorda od in una religione cieca. Che se questo e tutti gli altri miei sforzi per costruirmi una concezione dell'universo tale da soddisfare la inestinguibile sete di eternità che consuma il mio cuore, non è altro che una lotta disperata, non ho vergogna d'essere disperato; 11è voglio il pacata mente posse omnia tueri di Lucrezio, se questo acquietarsi m,: deve costare le speranze più profonde. No, dopo che venti secoli di cristianesimo ci hanno foggiato l'anima, il tornare ali'attitudine pagana ci è tanto impossibile quanto per un uomo adulto ritornare all'infanzia. E la secon– da infanzia è terribile, perchè è la vecchiaia. Ed ogni paganesimo è oggi solamente vecchiaia; 17

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