UOMO - Anno II - n. 3 - giugno 1944
14 povertà. E tanto maggiore è la ricchez'il:a,tanto più ci si crede assicurati dall'indigenza. I nostri tempi sono tempi di miserabile ava,·izia. Si dice che fosse la paura del demonio e de/. l'inferno, piuttosto che l'amore di Cristo e la speranza della gloria eterna, che conduceva le anime medioevali ai monasteri dove 1'<1ccidia le consumava; ma anche oggi è l'orrore della po– vertà e del dolore, piuttasto che l'amore della , icchezza e del piacere, ciò che ci muove. E fuggendo il dolore fuggiamo la felicità che ,i trova nell'interno del dolore spfrituale, della disperazione accettata, dell'angoscia relativa. La fede, la fede viva, la fede che si alimenta di dubbi, sorge dalla disperazione. Ed ,ira che, passata la tormenta positivistica con che s, cre– dette di affogare nella scienza la disperazione, questa risorge, risorge con essa la fede: e quindi uscimmo a riveder le stelle, solo dalle bolge della disperazione potremo sa– lire a riveder le stelle. La Religione e la Scienza hanno sempre in– fluito l'una sull'altra, mescolandosi e fonden– dosi. Molte cose che paion religione non sono che teologia, vale a dire, scienza applicata alla religione; e molte cose che paion scienza non sono che religione travestita. Con grande precisione diceva Ritschl (Recht– fertigung und Veri:ihnung, III cap.), che l'op– posizione tra scienza materialistica e religione cristiana è in realtà tra l'istinto della religione
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