UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

esistenza è nella nostra ricchezza interiore, nei sentimenti noi possiamo dirci vivi e umani. Queste sono le conclusioni alle quali arriva nel suo scarno discorso Emanuelli e viene a noi istintivo pensare ingiustificata l'accusa di fred– dezza che qualcuno gli ha mosso recentemente: è un candido interesse di uomo agli uomini che si propone in queste pagine e noi dobbiamo ac– cettarlo nel suo movimento di fiducia, di avvio: uno scrittore che riconosce le proprie mancanze iniziali e offre la storia di se stesso verso una più convinta umanità. Piuttosto esitazioni ad un abbandono, la preoccupazione di difendersi, che sono riscontrabili in talune pagine dei suoi numerosi racconti, e anche in certi passaggi del suo ragionamento, le giustifica Emanuelli stesso quando parla del pudore, di un desiderio di conservare intatta la ragione più intima del nostro modo di essere davanti alla vita. Per noi la lettura di questo libretto è stata effettivamente utile; ci ha indotti ad una medi– cazione sulla sorte e sull'impegno narrativo; certe parole di Emanuelli meritano di essere trascritte per un più puntuale commento: in esse appaiono maggioramente scoperti gli inte– ressi narrativi, le intenzioni di un lavoro misu– rato e senza enfasi nella sua adesione umana. È la pagina sulla narrativa odierna: « Tale nar– rativa, con un orgoglio alquanto ingenuo, re– puta d'aver trovato una sua salute nell'abban– dono della psicologia, riscontrand0 anzi nella psicologia non so quale vena borghese, o, co- 75

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