UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

50 l'uomo, osservazione troppo meno acuta di quella che dice poco prima : « Nous sommes si présomp– tueux que nous voudrions ètre connus de toute la terre et mème des gens qui viendront quand nous ne serons plus. Et nous sommes si vains que l'estimc de cinq ou six personnes qui nous environnent nous amuse et nous contente». Tutto impegnato nel potpourri dei miei ardori giovanili tra scoramenti e riprese furibonde non avevo condotto a termine nulla e si trattava sem– pre di fare la mia entrata nel mondo. Non c'è atto più goloso dell'atto di scegliere in quel momento uno si deve immaginare tutti i sapori tutte le delizie di quei dolcetti ben confezionati che gli stanno davanti. Ve ne sono di rosati e zuccherini, di cremosi e molli, di sfogliati, di canditi, di mori squisiti, di ogni genere insomma appetitosi 1 e succulenti alle bocche inesperte. Bocche inesperte di gioventù, vite sognate in pochi istanti. Io cercavo in mezzo a quei dolciumi il sapore dell'assenzio in mezzo a quei globetti e a quelle tondelle incartate la forma mo– struosa ed assurda, qualcosa che richiamasse alla mente quei pistilli di giglio che Nicandro para– gona ai genitali di un asino. Adoravo fin d'allora gli outsiders, quegli uomini che sanno rompere gli schemi delle biografie, quegli uomini che tutto han– no amato e molto hanno sperimentato. Eppure non mi ero nutrito dei romanzi di avventure e dei libri di viaggi, non avevo mai amato i giochi, tut·

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