UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944
42 impersona in uom1111 vivi - ma fa suoi i problemi dell'uomo-scrittore. E qui assistiamo alla battaglia che essa sostiene con se stessa per la «verità», per « essere vera», questa battaglia che noi non osia– mo nemmeno ammettere, ma che essa combatte fo– cosamente, come per un bene appena distaccato e riconquistabile: la sento furiosa e veloce come un Santo con i suoi minimi peccati. Pare che essa appartenga a un'altra generazione, prima di noi : a quella generazione di uomini e di artisti che ave– vano scandalo e dolore del male, e o l'hanno vinto o vi si sono sacrificati. Ed a quella generazione eterna di uomini cui Dio dà, con delle stimmate esterne - il segno della sua predilezione. La Mans– fìeld aveva il male, che le dava la misura delle cose, della sincerità delle espressioni, e ]a vera valuta– zione del dolore, e il senso vero del pericolo. Noi possiamo crederle sulla parola. Essa è totalmente obbietti va; la sua sensibilità e la sua interiorità non son mai pericolose, le fan cogliere le impercettibili sensazioni comuni, non le straordinarie sensazioni unilaterali. Le fan toccare la realtà più da vicino : essa non inventa e non esige preliminari: come un grande attore, improvvisa con una seggiola e un pezzo di stoffa. Non sceglie nè giudica i suoi per– sonaggi : prende quelli che incontra, ed ama tutti. Così diventano vivi per amore. Basta vedere come essa è inesorabile nei personaggi banali, che essa tanto ama <la non permettersi in loro nessuna eva– sione, nessuna correzione, nessuna fantasia. Noi 11011 abbiamo nè questo coraggio nè quest'amore. Da– vanti a lei sentiamo che tante caratteristiche della
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