UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944
occhi carichi di febbre afferrava le ombre dei bu– rattini, le perdeva, le ritrovava di lì a un istante sotto altre forme più diluite. La voce degli an– negati tornava violenta - urlo di vento e di mare __., un richiamo, come se scandisse di corsa poche sillabe del suo nome, un frammento di pa– rola - mai però un nome intero che riuscisse a comprendere. Le tende sbattevano davanti alle fi– nestre mal chiuse, il caminetto avaramente si spe– gneva. In quest'incubo comprese quanto significasse il non resistere in alcun modo all'urgenza della sua sorte. Abbandonato il mondo delle parole sentiva la sua carne come un vuoto piagato che dimenticava il sollievo della giovinezza e le forti scosse del– l'amore. Il tempo dell'adolescenza in cui aveva go– duto della sua purezza fisica era orribilmente de– luso. Cercava allora di sollevarsi sui gomiti, ten– dere il collo e aspirar l'aria che le avrebbe per– messo di urlare: ma il tentativo era inutile {ora soltanto riconosceva l'utilità e l'inutilità dei suoi gesti, mentre sino a quei giorni ne aveva sempre amato la spontaneità e l'entusiasmo, disprezzato le stonature, senza calcolarle). Al mattino del 20 gennaio la foschia tornò. Di– radandosi, lasciò scoperta sul mare una lunga nave bianca ferma - che pareva attendere. Katie, al ve– derla, sentì tremare e confondersi anche l'ultima certezza di esistere - come se la nave fosse l'ul– timo avviso temuto e attendesse con crudele pa– zienza la sua rinuncia a difendersi. La nave e la pianta di cotone che nel giardino fioccava indiffe- JS
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