UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944
34 A questo si opponeva il solito urlo del mare, odia– tissimo: un lugubre canto d'annegati che si rialzava dalle vecchie letture, dal ricordo dei primi viaggi marini. Passò le più orribili giornate della sua vita, senza decidersi a partire, sebbene un vecchio me– dico le consigliasse altri paesi meno ventosi. Voleva attendere la primavera, ma nello stesso tempo la malattia le imponeva una fretta indicibile, come di risolversi. Era all'estremo della sofferenza. Quan– do comprese che una sotterranea disperazione an– nullava le sue immagini, ne provò spavento, e fu la fine. Improvvisa cd acerba, la morte si avvici– nava al suo corpo, era già padrona della sua co– scienza. Ebbe un'ultima ribellione attendendo un se– gno più preciso della morte che non venisse dalle torture della malattia ma le giungesse dal paesag– gio, come tutte le miracolose storie che aveva pre– ferito. Non sapeva però più sperare in segreto che esso 11011 giungesse mai. Un mattino sulla costa si fermò una tenue fo– schia. Katie passava ormai a letto le sue giornate, occhi al soffitto, allucinata nella pesante memoria delle sue disgrazie. All'arrivo di quell'apparizione, vicina e fragile, che si dondolava quietamente come un presagio tra l'uliveto e la scogliera, corse alla finestra, attenta al passaggio del sole su quella cin– tura lattea che stentava a sbiadire. Per due o tre giorni la foschia continuò ad apparire, disfacen– dosi poi difficilmente. Alla notte Katie, distesa sul lettino a pianterreno, seguiva la nascita di strani burattini sulle macchie del soffitto, scoperti dal cir– colo superiore dell'abat-jour di seta acceso. Con gli
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