UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

Con l'esperienza, insomma, non siamo più nefl'or– dine ideale, ma in un altro ordine dell'essere: nel– l'ordine reale. L'ordine ideale, o logico, tenderà bene a unificare le realtà in ,ma realtà; ma non può negare questa qualunque realtà, che è l'espe– rienza; come non può neppure, a priori, affer– marla. In sostanza, la dottrina gnoseologica del critici– smo rosminiano non risulta molto diversa dalla gnoseologia kantiana; anche per il Rosmini, cono– scenza è sintesi: sintesi fra il dato dell'esperienza e l'idea dell'essere, o meglio, fra l'essere come idea, che è presente all'intelletto, e l'essere come realtà, che è presente al senso, nell'esperienza. Ma, mentre per Kant le forme del giudizio rimangono qualche cosa di soggettivo, perchè legate all'espe– rienza, e valide solo in quanto applicate all'espe· rienza, per il Rosmini, invece, la forma del giudi– zio è obbiettiva, poichè l'idea dell'essere, mentre è forma della conoscenza giudicatrice è anche og– getto di una conoscenza pura, immediata e intui– tiva. Ed in questo, Rosmini si ricollega alla tra– dizione, sia a quella platonica che a quella aristo– telico-scolastica; l'idea dell'essere, infatti, richiama l'innatismo platonico, pur liberandolo dagli eccessi ; giacchè l'idea dell'essere è generatrice di tutte le idee, e cioè delle idee di tutti gli esseri, ma la determinazione di essa nelle varie idee è possiqile solo mediante l'esperienza, mentre per Platone era già avvenuta prima di ogni esperienza; e richiama, nel medesimo tempo, l'intelletto attivo di Aristotele e della scolastica; poichè per essa si determina, 19

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