UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

14 Il pos1hv1smo, riducendo la metafisica a scienza, si è messo in una posizione contradditoria, dalla quale ha poi dovuto uscire, come dimostra l'evoltt– zione spiritualistica o realistica compiuta da un Varisco, da un Tarozzi, da u11Trailo, per fermarci ad esempi che ci sono molto vicini, e, diciamo pure, molto cari. In realtà, il positivismo non aveva affatto rinunciato al principio cli non contraddi– zione, e perciò ha dovuto evolversi fino a non esser più... positivismo, per uscire dal cerchio della contraddizione in cui si era chiuso; e la contraddi· zione consisteva in questo: che la scienza presup– pone una concezione fenomenica e pluralistica della realtà, mentre la metafisica tende ad una conce– zione noumenica (e cioè essenzialistica) ed unitaria della realtà stessa. N è vale osservare che ci può essere anche una metafisica fenomenistica e plura– listica, poichè concepire metafisicamente la realtà come fenomeno non significa presupporla sempli– cemente come fenomeno, ma giudicarla come tale; si tratta, cioè (passi il bisticcio), cli un fenomeno noumenizzato; e così, concepire metafisicamente ia realtà come pluralità non significa semplicemente ammettere la pluralità degli esseri, ma affermarla come sistema, e cioè come unità. Ora, nei filosofi positivisti noi vediamo, appunto, una concezione metafisica, che da prima s'insinua nella loro dot– trina quasi malgrado loro stessi, cioè malgrado i loro presupposti esclusivamente scientifici (si pensi all'Inconoscibile cli Spencer ed all'Unità psico-fi– sica di Ardigò), ma che in seguito viene aperta· mente abbracciata e difesa, con relativa rinuncia

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