UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

stanza, il fondamento della conoscenza scientifica; e, se non ci fosse altro al mondo che la scienza, tutto andrebbe bene. Ma c'è anche. per non dire altro, un problema della realtà in sè, che non è affatto problema scientifico. Ora, la gnoseologia critica non serve a costruire una teoria della realtà in sè; infatti, per costruire una teoria della realtà in sè, bisognerebbe applicare i principi intellettivi al di là del campo dell'esperienza, ritornando, così, al vecchio dogmatismo. S 1 imponc, quindi, una grave scelta: o rinunciare ad una metafisica teoretica; o costruire una metafi– sica su principi teoretici diversi da quelli offerti dalla pura gnoseologia critica, vale a dire su prin– cipi diversi eia quelli sui quali si fonda la scienza. L'idealismo ha scelto questa seconda via; mentre il positivismo si è tenuto alla prima, rinunciando alla metafisica, o, più esattamente. riducendo la metafisica a scienza. E' appunto a questo bivio, a questo staccarsi dei due più grossi rami di dot– trina filosofica dal tronco kantiano, che si pre– senta, a nostro parere, un secondo criticismo: un criticismo tipicamente italiano, e, se dobbiamo dar– gli un nome più proprio, rosminiano. Si potrà an– che trovarlo, a sua volta, insufficiente, come si può trovarlo soddisfacente; ma non è tempo per!Q esa– minarlo ed apprezzarlo per quel tanto cli progresso che segna nell'infaticabile cammino del pensiero nella conoscenza di sè. Certamente, si potrà tanto più apprezzare questo secondo criticismo, quanto più si avvertono le debolezze o le insufficienze sia del positivismo che dell'idealismo. 13

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