UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944
Se poi il discorso sfugge subito a, mar, gini estremi della questione e tocca inquie, tudùii pùì propriamente religiose, non sembri una conclusione precipitata. Parve a taluno che facilmente ci si concede ai « sortilegi » della religione. Diremo che questa ansia di ragionar di Dio non è che la sete di possederlo, che tocca tutti gli uomini: non ci affaticheremmo di ciò che non ci tocca. Qui si vorrebbe parlare senza le facili smanie, con pacatezza, come chi lw già superato le lotte angosciose. Ma se la parola si accende, ci si aiuti a smor, zarla, abbassando il tono di voce; cosicchè se ci viene da dire che occorra una re, stauratio religiosa, non ci si spin,({a nel numero di coloro che credono bastevole il risultato di una severa osservanza di regole ,. di riti. Anclie qui è necessario fondere tutto al calore d,· una esperienza interiore, e non è detto clie debba essere soltanto una esperienza razionale. Per conto nostro diciamo anzi che l' intelli,({enza ha seminato qu,; forse più clie altrove, i suoi fiori seccl,i. Incamminati per la sua strada si diventerà, al massimo, degli eruditi di Dio, ma non si coabita in lu,; la cultura non potendo
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