UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
sua teodicea. Questa sua passione, che è poi una ragione valida, lui stesso l'ha confessata in al– cune pagine che sono una sicura avvertenza al– la sua opera: in quella esclamazione alle se– vere matematiche « che il giovane scrisse para– frasando celebri testi n sul pascaliano senso del– la misura e della proporzione. È la verità delle sfere, la verità forse beffarda dell'infinitamente perfetto, la magìa che Sinisgalli invoca. Tn questo senso palesa una sua poetica; ma fino a quando i poeti avranno bisogno per esi– stere di una particolare giustificazione di tec– nica? li suo ordine di ricerca è nel filtrare il magma della realtà ad un sottile crivello onde toglierne la forza viva, l'essenza cinetica; scan– sare l'assalto alla materia « evitare per quanto è possibile l'infiammazione, po1'tare l'ispirazione a un clima di luce latente». L'esprit pascaliano non era in verità di tale natura e Sinisgalli pare parafrasarlo con una saggezza da molinista. La ragione è del numero: « numeri e figure diven– tano leggi di natura, i veri modi di esprimersi del tempo in ogni attimo della sua caduta». « È un calcolo che ci ha portato a dar valore ai minimi accidenti, quelli che fanno del tempo un ordine continuo, senza fratture, senza scos– se e che sono il vero seme della memoria ll. Dove vuole farsi accompagnare Sinisgalli da questa razionale metafisica? Egli sonda il suo campo per nurrieri e così raccoglie i suoi stu- 79
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