UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
78 nome di Scipione, che altra trama e di violenza ben maggiore sostiene le poesie del pittore ro– mano, anche a concedere un confronto tra que– sti due mondi lontanissimi e appena congiuj:;°ti da un certo sapore di vocabolario e di intenzio– ni, (vedi la 12.a delle « Diciouo Poesie»). Se nella « voglia di gridare» ridetta in tanti luo– ghi di ((Vidi le Muse>> e intravista in tante immagini fino al noto (( La luce era gridata a perdifiato l>, percepiamo un'eco sì viva, 1na non t:ile da stordirci (e le attribuiamo ragione di un motivo estetico), con ben altro timbro risuo– nano in Scipione gli <( strilli degli angioli » che a lui tuonavano come gridi del sangue, e ci la– scia spaventati il suo cielo rovente in attesa (( dei gridi che lo squarciano » e l'angoscia che riempie l'aria se « le civette gridano >L È che la voce nasce qui da più profonda radice e la parola porta con sè tutto un disperato carico di ribellione al cui premere i verbi sembrano non 1 eggere e gli aggettivi quasi spaccarsi. Sinisgalli al contrario ignora quest'empito, questa serrata lotta nella vita e nell'arte, per cui i suoi gridi e i suoi sfaceli paiono come detti in una campana di vetro: li indoviniamo soltanto. La sua catarsi poetica si adagia in uno ((esprit de géométrie >>che allevia il linguaggio di ogni peso e lo fa polito come una linea. li numero è il mito che interessa Sinisgalli e la scienza del numero con1e arn1onia è la
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy