UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
7-1 Questa l'accessione, questa l'apertura che ab– biamo chiesto a Sinisgalli di ccVidi le Muse». L'opera che raccoglie l'esercizio di oltre un de– cennio (1931-1942) veniva ad offrire una testi– monianza lirica quanto mai contemporanea; pure, dobbiamo confessarlo, il testo ci è appar– so in gran parte quasi ccantico». E non perchè la cadenza del verso esuli la nostra sensibilità, ma perchè la voce del poeta, così com'è indifferente e staccata dall'intermez– zo di pena di questi anni ultimissimi, pare arri– varci di lontano, risonanza di un tempo a cui non apparteniamo più, da cui ci separa un cumulo troppo grande di sofferenza e che l'eco felice di questa poesia non può ricreare. Così le parole di Sinisgalli che sembrano inscritte in intatti pentagrammi incrinano un'emozione cui ora non sappiamo più affidarci. Pur tendendo nella narrazione lirica ad una chiarificazione sempre pilt palese del suo mon– do, la sua poesia insiste ancora su quel senti– mento dell'inconscio già noto alle avventure poetiche di questi decenni. Una poesia pura, pura come l'acqua e non come il sangue, sem– pre raggiunta nel gioco metrico ed apertamente antieloqucnte; inchinata a raccogliere in se stes– sa il ritmo.di un panorama serenamente ogget– tivo, che rifugge i colpi di sonda più impegna– tivi quasi per tema di denudare i segreti mo-
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