UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
70 fantasia che si plasma solo per squilli, sia nella pura annotazione del descrittivo che il poeta, nello svolgersi strofico, disegna con rara preci– sione quasi scarnendo gli oggetti in un'aria di acquaforte. Per Montale la poesia rimane sempre un mez– zo anzi l'unico per tentare il proprio riscatto, e questa è la causa che trattiene la sua lirica lon– tana da ogni evasione ed anzi la riduce (senza limitarla) ad un modo di confessione; egli ha fatto del suo cammino d'arte, la sua strada di Damasco. Qui in « Finisterre ,, l'angusta metafisica si era chiarificata in un volto vero, in un gesto dal significato reale e concreto: la fede poteva divenire « cosa viva». Ecco dunque l'ansia di rincorrere la realtà depredata, in ogni partico– lare come per ricostruire con cura incalzante le parti di un mosaico scompaginato. È questo il velato compito de « Gli 01-ecchini » de « La frangia dei capelli >> del « Ventaglio », amuleti che il poeta evoca, ora per convincersi della irri– mediabilità del fatto (rnnza il folle - mortorio e sa che due vite non contano) ora per ricom– porre in più umana bontà l'attesa del tempo, (ma le tue piume sulle guance sbiancano - e il giorno è forse salvo). Il quaderno si irrora di un dolore che tra– scende l'accoramento del poeta per il dono in-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy