UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

68 ... e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere dei tamburelli sulla fossa fuia, lo scalpicciare del fandango, e sopra qualche gesto che annaspa ... come quando ti rivolgesti e con la mano, sgombra la fronte dalla nube dei capelli, mi salutasti - per entrar nel buio. Vorremmo domandarci a quale parusia ten- da Montale con questo suo reiterato sondaggio' La funzione demiurgica della sua poesia ri– sulta ormai necessaria anche al modulo di bel– lezza che la sostiene, se le occasioni del canto rompono in moti interni proprio dai quadri più esatti, come in questi versi: Per un formicolio d'albe, per pochi fili su cui s'impigli il fiocco della vita e s'i11colla11i in ore e in anni, oggi i delfini a coppie capriolano coi figli? 01, ch'io non oda nulla di te cl,'io fugga dal bagliore dei tuoi cigli. Ben altro è sulla terra. Sparir 11011 so nè riaffacciarmi; tarda In fucina vermiglia della notte, la sera si fa lunga, la preghiera è supplizio e 11011 nnwra tra le rocce che sorgono t'è giunta la bottiglia dal mare. L'onda, vuota, si rompe sulla punta, a Finisterre. 11 confine sul quale Montale precipita la sua parola si ra ,1uindi palese e la k1tlira ci ria[-

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