UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
li risposte, v'è in «Finisterre >> un moto nuo– vo di sentimento che placa la frase in un rit– mo più umano: parrebbero poesie scritte per continuare « Riviere >> e colmare parte dello spazio che la separa da « Balcone >>, ma stese da una penna che ha distillato l'esperienza spi– rituale delle « Occasioni)) e guidata, senza sban– damenti, da una più acuta esigenza esoterica. Un'aria di distensione è in << Finisterre )), e lo notiamo anche dalle rime già nascoste per l'addietro nell'asprezza delle arsi e che ora con più serenità chiudono i versi. È l'accenno di un accordo cui induce l'im– provviso intuito di una giustificazione scaturita da un sentimento che appare per la prima vol– ta, con tutta evidenza, nella lirica di Montale; un sentimento vissuto e perduto avidamente, recato sulla pagina con una violenza che nel tratto e nell'empito ricordano l'afflato foscolia– no dell'Ortis. Su questa cadenza di cuore, in un modo solo apparentemente occasionale, il poeta filtra nel diario le recenti annotazioni alla sua sempre aperta inchiesta sui destini finali. Ma a distruggere il varco appena schiuso ecco ancora intervenire la legge ineluttabile che pre– destina e limita anche la carità tra le braccia troppo brevi del Cristo: è una bufera che in– veste e schianta senza discriminare, e alla quale resta superstite solo il ricordo: 67
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