UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

66 portata è parsa evidente solo alla luce dell'espe– rienza di questi anni; perchè la sua è stata l'unica voce che si è reso conto della nostra condizione così da costituire un amaro ma fe– fedele documento del presente per una nostra storia di domani. Chi con tacito assenso si è accompagnato alle pagine della vicenda montaliana, si era reso avvertito di un divario frapposto alle due ope– re; sapeva che le « Occasioni» erano nel corso lirico quasi uno schermo ad indicare l'avvenuto rifiuto a continuare il discorso anagogico. Pure la testimonianza dell'accorata fiducia di « Noti– zie dall'Amiata » lasciava trasparire tra le sua– denti e recise rese dei cc Mottetti>> un intento nuovo: Montale poteva aprire la sua poesia ad un traguardo più avanzato, penetrando proprio lo spazio inesplorato messo tra gli interroganti cc Ossi di Seppia>) e le rassegnate cc Occasioni>>. In questa non dichiarata fenditura vanno col– locate le quindici poesie di cc Finisterre >L Non dunque seguendo l'avvio di una poetica facil– mente esauribile il poeta ci offre oggi questo cc diario)); ma è nel desiderio di non venir meno alla sua cc récherche >>, che egli incide 111 pagine di allucinante levigatezza le note di una sofferta confessione. E se gli arrivi sembreranno concludere qui affermazioni già conosciute e le domande ugua-

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