UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

ferente « imitatio Cristi». Imitazione da iden– tificarsi con l'inchiesta appassionata che egli ha mosso, con un Dio ribelle ed ostile nel cuore e in un'arsura di voce talvolta esterrefatta, al tra– Yalicante ordine degli astri, per ritrovare là quella commozione che valesse a riscattare in un'oHena continua d'amore, il suo dolente cammino di creatura posta a vivere qui con gli altri in un labirinto di mancamenti. È in questi termini l'ontologia di una scrittura che egli da una catalettica coscienza del suo mondo, condusse subito (nè per sola ambizione gnoseo– logica) nel terreno più scoperto, più decisivo. Montale indugiò la frase in questo contatto estremo, e quando la conclusione cc gianseni– stica» degli cc Ossi» rifiutò ogni altra via alla sua rappresentazione, egli esulando dai limiti dove inutilmente aveva forzato cc l'anello che non tiene>> rincorse nel panorama più placido delle e< Occasioni>> l'uguale inaccessibile rispo– sta. Il ,e romanzo>> di Montale non doveva pe– rò raggiungere nemmeno qui l'angolazione in– seguita, e al poeta, nell'aridit:ì di una condanna che in se egli denunciò per tutti, non restò che l'amorosa pietà della sua poesia. Ma al di sopra di qualsiasi soluzione gnomica questo contava in Montale: egli era stato ca– pace, narrando se stesso, di denudare davanti alla sua gcner;izione una confessione la cui 65

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