UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
30 in infinite categorie particolari, senza più la vi– sione, o la capacità, di una ricostruzione sinte– tica. Il vizio del pensiero moderno, e di quello ita– liano in particolare, sta appunto nell'atteggia– mento intellettualistico di fronte all'esistenza, al quale è così chiusa l'espressione integrale del– l'umana personalità nella sua concretezza di vita. Basterebbe che l'artista - il quale porta 111 sè sviluppate al massimo grado le caratteristiche dell'uomo: la ragione e il sentimento - po– nesse attenzione alla radice dell'arte, cioè con– siderasse che l'opera d'arte ben nasce da lui e dal suo intimo felice travaglio, per comprende– re che la sua opera, per tale fatto, non può << vivere di sè e per sè n. Nata dall'uomo, essa resta tra gli uomini e incancellabile ne è la sua impronta umana. È perciò inutile comportarsi perennemente come se nascesse da un mani– chino. Tuttavia, irretiti da quella ferrea distinzione logica di cui si è fatto cenno, è facile e comune sentir dire dall'artista che il suo fine è la crea– zione dell'opera d'arte, e soltanto di essa; che il suo dovere è di rispettare assolutamente i canoni estetici, al di fuori dei quali la sua
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