UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

70 Ma volevo dirle (e lei perdoni la lunga e privata digressione) che mentre lei parla già di , una lieta accettazione della volontà di Dio», per me e per qualche amico ancora si tratta di una accettazione del nostro limite creaturale, della nostra insufficienza, della nostra impossibilità. È in effetti la stessa cosa, ma lei intende che è da un altro punto di vista, e non voglio dire assolutamente che sia il migliore. E non è lietezza, è ancora rassegnazione; ma c'è l'umiltà che forse salva lutto. E perciò invidio quella sua voce. Troverà questa situazione nelle pagine di un amico col quale ho discusso l'argo– mento, e credo di averne detto qualcosa anch'io. Le fa remo, cioè, da zavorra. Vorrei ora pregarla, se non è chiederle troppo e se non disturba un suo diverso piano di lavoro ....

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