UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

coraggio. Vorremmo tuttavia correggere que– sta parola coraggio, in un'accezione diversa da quella di impeto bruciato e alto; esiste in Piovene un'ansia alla luce più cauta e insieme indifesa, che la luce non si pro– mette e si nega, lavorando sull'assenza di essa in uno scandaglio intimo, ma delibe– ratamente mai definito. Piovene percorre nelle sue pagine gli errori e i mancamenti di una torbida materia umana, dalla sua descrizione potrà nascere il bene futuro della luce, ma forse questa affermazione è soltanto un precauzionale pretesto per un amore esclusivo all'abiezione del proprio male. Chi scrive romanzi può soltanto spingersi ai limiti del male, sperare il bene nei vizi, un bene che occorre rimettere al giorno dopo, in una speranza appunto. Rileggiamo un brano del giornale di Mauriac, scrittore al quale per alcuni aspetti è da avvicinare Piove ne: « Rien ne pourra fa ire q ue le péché ne soit l' élément de l' homme de lettres e !es passion du coeur le pain e le vin dont chaque jour il se délecte. Les décrire sans conmvence, comme nous y invitait Maritain, est sans doute à la portée 61

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