UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

della Civiltà che è poi la crisi dell' uomo, di questo indefinito e indefinibile uomo mo– derno, perchè nessuna età credo sia vissuta perfettamente conscia del suo ideale di uomo. In mezzo al parapiglia della polemica gaz– zettaia e libellista, con semplicismo primor– diale, i comunisti serrati stretti in quella falange di mostruose dimensioni che è la classe degli operai e dei contadini ci squa– dernano davanti la teoria del loro Capitale. Le grandi idealogie politiche e sociali ci prospettano un uomo poco attraente davvero, e forse noi oggi continuatori in tono più sobrio e più intimo della rivoluzione roman– tica di ieri, ci rendiamo conto della incapa– cità ad esprimere noi stessi in un ideale di uomo. Ma chi credesse che rinunciando a quell' ideale si voglia rinunciare a unire gli uomini, a creare l'ambiente dove si pos– sano ritrovare, il linguaggio mediante cui si possano esprimere, forse si sbaglierebbe. lo sento in fondo a ogni problema del- 1' intelletto una tendenza ed un desiderio profondo di ritornare ad una base, a una simpatia umana, a una collaborazione, onde eliminare le scorie ingombranti della nostra cultura, e rend~re tutti più liberi e più agili 51

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