UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

34 merle, quelle del senso. Il problema sta in questa subordinazione. Ora, il senso ha cer– tamente il diritto di affermarsi e di distin– guersi di fronte alla ragione, poichè la ragione non potrebbe mai, se non ci fosse il senso, nè aver coscienza di sè quale unica e vera realtà, come vogliono gli idealisti, nè con– cepire una realtà, che poi si identifica con la ragione stessa, perchè ha tutti gli attributi della ragione, come vogliono i panteisti e gli Stoici. In termini kantiani: la ragione, senza il senso sarebbe splendida ma vuota, come il senso senza la ragione, sarebbe denso, ma cieco. Però, questa affermazione del senso tende a diventare, e diventa effettivamente, qualche cosa di immenso, di indeterminato e di im– personale, se viene portata alla luce della ragione. Il senso, per sè, è una realtà, mentre la ragione pensa la realtà ; e perciò il senso pensato dalla ragione, è trasfigurato nella realtà; che, poi, questa realtà si risolva tutta nella ragione stessa, o sia una realtà razio– nalmente intesa, fa, in sostanza, poca diffe– renza; ciò che importa è che nella realtà assoluta ed infinita, che è pensata dalla ragio– ne, o che nella ragione tutta si risolve, quella

RkJQdWJsaXNoZXIy