UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

26 avvenuta la mia fine. È stata una cosa im– provvisa come l'inizio. Fu in laboratorio, lavora'lJamo in due con apparecchi elettrici, quando, per una causa inspiegabile, avvenne un terribile sbalzo di corrente. Ne fummo investili: io sono vivo, l'altro è morto. Secondo ogni previsione anch'io sarei do– vuto soccombere, nessuno riuscì a spiegare cosa fosse avvenuto. Ricordo di essermi accesa una sigarella poi mi ha fulminato il pensiero che io non ero morto perchè non potevo morire. Cominciai a tremare, credellero in uno choc. Ma io sapevo di essere finito - la ce'rtezza di non potere morire mi rendeva impossibile la vita. Non ricordo quanto tempo ho passato nel dolore, nella disperazione. L'ossessione insop– portabile di una vita senza crolli, mi portò a poco a poco a vedere nell'annullarsi del corpo l'ultima salvezza, il pensiero di finirla con la vita insulsa che mi vedevo di fronte, diventò sempre più presente, sempre più forte, finchè, sei mesi fa, presi la decisione estrema. (Ero rimasto a questo punto in un continuo mutare di sentimenti, i pensieri mi si fon– devano e confondevano, l'animo cambiava

RkJQdWJsaXNoZXIy