UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

24 stare, dico gustare, perchè la sensazione era anche fisica, tutta l' immemità del dono. Ogni cosa acquistava un preciso significato e sembrava mi appartenesse di diritto, perchè io la vedevo con l'anima. Era la gioia di possedere tulio: il cielo che gli altri non guar– davano, la foglia che non vedevano - tutto questo apparteneva a me che lo scoprivo. Ho Vissuto delle ore che mi hanno ripagalo di ogni sofferenza - le ho avute, istante per istante. ( Mi fermai, colpito. Cominciavo a capire di essere stato testimone di una vita, a rim– piangere ore passate in abulia; non sapevo più bene cosa dovessi pensare. Ero abbattuto per me, per l'inconsistenza dei miei giudizi, ed avevo paura). Tu sai il moltiplicarsi delle mie paure. ma tu hai visto solo quelle, la gioia, l'ho avuta io solo. Avevo pensato spesso di rendertene partecipe, ma temevo che tu non compren– dessi. Te la lascio ora, insieme con la sua prova. La mia morte ti dirà che quanto ho ,critto è certo. Non ,o se devo continuare, dandoti degli e,empi. Mi ,embra inutile; ti voglio dire solo

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