UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943
20 la mia vanità e giudicherai le parole per quello che valgono. Ho provalo per te una specie di amicizia anche fisica, forse un amore vagamente freu– diano, non connesso al peccato, ma tale che mi impediva di criticare i tuoi difetti o di negarli, perchè diventa-vano, appena scoperti, una ragione di affetto. Non credere che questo sia letteratura; solo da poco mi è chiara questa ragione, da quando ho scoperto, con timore dapprima, di essere geloso delle tue amicizie. Mi è sfato necessario tranquillarmi coi ragionamenti per cancellare anche un sospello di perversione. Ma tanfo ora non ha più importanza. Imporla solo che dei senti– menti, per me chiari, mi obbligano ad una confessione di fronte a te e che non ti ho scelto a caso, ma per una ragione cui la mancanza di definitezza non toglie forza. Noi ci conosciamo da undici anni ed io so, dal più al meno, quale è stato il tuo giudizio di anno in anno, perchè il mio atteggiamento perennemente difensivo mi ren– deva facile raccogliere le parole a te sfuggile. I tuoi giudizi erano senza dubbio i più chiari, ma erano esterni. Ti spiego: tu osservavi il colore rosso e lo giudicavi, ma non pote-vi
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