Unità proletaria - anno II - n. 19 - 8 ottobre 1973

Per un programma di opposizione delle masse popolari sarde contro il regime DC e contro lo sfruttamento capitalistico Inserto speciale di Unità Proletaria, quindicinale del PdUP, per il convegno di Carbonia (28-30settembre} L'I I luglio 1962 il Parlamen10 approvava la legge n. 588 del « Piano per le rinascila economica e sociale della Sardegna ». La classe dirigenie locale parlò di " svoha s1orica" e si sca1enò la corsa alla demagogia e alle più mirabolanti promesse. La Sarde. gna. tulio il popolo sardo, nel giro di pochi lusiri avrebbe risoho i mali antichi di sfrulla.. mento e di arretratezza. Il boom economico d'altra parte sembrava generare otrimismo incrollabile sulle virtù espansive del capi1alismo ilaliano. L'es1cnsiooe rapida del sis1ema indusiriale e la sua diffusione al Sud avrebbe risoho i dualismi e gli squilibri dello sviluppo. Si era allora in un clima di cen1ro sinisira. Il disgelo tra le forze politiche e il dialogo favorivano la iradizionale 1eoden>a dei par1iti sardi all'uni1à autonomistica. Un grande CLN sardis1a per la rinascita di 1u11a la Sardegna appariva mollo utile alla politica di aper1ura della DC. di collaborazione di governo del PSI, e di cau10 inserimento del PCI. In ques10 unanime clima di euforia l'acutezza di Emilio Lussu coglieva alcuni limiti e rischi di fondo della situazione. Nell'aper1ura del convegno del PSI sul « piano di rinascila», 11ell'autunno del '62, egli affermava: « la fiducia nel piano è andata via via decadendo nella vana auesa e in gran parie del popolo sardo ha finito per consumarsi». Le grandi strade dell'emigrazione, ormai imboccate da schiere sempre più folte di ]avora1ori, stavano a tes1imoniilre questa crcscen1e sfiducia, dopo le grandi loue del passato, a mutare te cose in ca•a propria. A qucs10 distacco delle masse dall'isti1uto regionale, dalla mitologia del piano, corrispondeva l'immersione 101ale della classe politica, anche quella di sinistra, all'inrerno di una logica p11ramen1e isti1uzionale, « tutto dcn1ro i) piano e per il piano». Le battaglie nel parlamentino regionale diventano il centro della vna poli1ica. la lolla per il con1rollo delle commissioni, per la ges1ione degli strumenti finanziari e economici del piano sono ritenute decisive. Al distacco delle masse dalla fiduda nei piano di rinasci1a corrispondeva quindi un cresce111e distacco dei parri1i delle masse. Ammoniva, già nel '62, Emilio Lussu: « C'è il pericolo che il piano possa diventare uno strumento burocratico e quindi dispendioso, inconcludeme, nega1ivo, oppure una piccola terra promes~a per i monopoli e per le ahre speculazioni». Quali erano le c,Halterisliche fondamentali del primo piano di rina cita? Esso contava su una disponibilità finanziaria di 400 miliardi che, in tredici anni di attuazione, dovevano produrre 1800 miliardi di inves1imcnti. li secondo Ob:.;llivo fondamer,- tale dol piano di rinascita era quello di elimuiare gli squilibri esisten1i: « rieqmlibrare I 'a11uale distribuzione dol reddito significa distribuire inc·emcnti particolarmente al lavoro, all'agricoltura, aUe Zl'ne più d1,;eredate dell'isola •· Il meccani,mo economico è andato avanti udfa. direzione esat1amente opposta. Il ci1ato rapporlo sull'indusmaitzzazione parla della • distors,olk: di notevole rilievo rappresentatd dagli squilibri nella distribuzione del reddito tra i fattori ;,leiJa produzione », I 'aliquo1a prevaier.1c di valore aggilllltO nelle nuc>vc indu,trie va al capitale • mentre l'aliquota destinata alla remJnerazione del lavoro incide in misura relativamente modesta ~- L'emarginazione dell'agricoltura è andata di pari passo con l'aumento dej divàri tra zona e rona e all'aggravamrnto della fattura città-eamp,gna. Dal "61 al '71. su 17 zon~ cmogenee, ber, 14 hanno visto cr ,~re la loro popolazione e >0,0 (C.agliari, .Sa,l>ari, Olbia) her1no rcgi,trato incrementi di popolazicne. Il reddito familiare medio nella provincia di Nuoro (:zona m•e1na a prevalenza agricola) risutte del 29 per cento inferiore ~I!;, media regionale mentre la provincia di Cagliari è del 13 per cento superiore alla media. La quota di investimenti in agricoltura (1963 '70; è passata da 26,9 per cento al 13,5 per cento degl. inves1im~n:i regionali, quella dell'industria dz 35,1 per cento al 43,3 per cc11to. La dichiarnzione del pre,idente Giagu De Martino all'atto della sua nomina, r.el gerinaio 1961, rappresenta una drammatica, quanto impotall~ presa di coscienza del 10Vllc fallimen10 del piano di rinas;;11a, e in essa s. parla di « cri;; del modello di sviluppo•· • Disoccupa:io11e ed emigrazione - dice Giagu - sono i due asplltti di un meccanismo di sviluppo che 1w,1 funziona, e c{1e Tabella 1 pucw va rud1calme111emodificato. la stessa s11ua=ione in agricoltura è un rill<SSù d; questo meccanismo di sviluppo. I bassi redditi dei lavoratori agricoli, I' instabilità dell'i1t1presa sul fondo, l'esodo rurale ~aottco e disordinato, il conso/id;,r,i delle posi=ioni di rendita. il d,gradamento de/I' ambiente rurale. Contemporaneamente - co111im1aGiagu - la condi;;ione operaia " umana dei centri nei quali ~i sono iii.sediate le nuoi•e industrie negli ultimi dieci a11n; sono dii·entate insopportabili... la car~n=a di stru//ure urba11e capaci di recepire i nuovi occupati , di soddisfarne la domanda di servizi sociali, Ira creato squilibri rotevoli e scompensi e/re i11nwlt1 casi appaiono più gra1•i della ,i1ua=io11e preesislente •· Di questi risuaars nega1ivi • la mia parte politi,a porla intiera la respo11sabililà .., r conclude: «occorre proporre con coraggio 11110- (continua in 2.a pa,:) !...."obiettivo primario era « la massima occupazione stabile, cioè il blocco della emigrazione, l'assorbimento tomie della forza lavoro, l'eliminazione della disoccupazione. Le previsioni '62- '69 coniavano sul blocco della fuga dalle campagne, sulla creazione di 62mila nuovi posti di lavoro nell'industria, su 50mila nuovi occupati nel terziario, con un incremento di l27mila posti di lavoro e il passaggio dei tassi di auività dal 33,8 per cen10 al 37 per cen10. La 1abclla n. I indica il dramma1ico divario ira obiettivi e risult,1ti. Fuga caotica dalle campagne. aumento, in un decennio, di 17000 posti di lavoro nell'indusiria, creati in particolare prima dell"avvio del piano. FORZA LAVORO E OCCUPAZIONE lnfa11i i risuha1i del periodo 1962-'69 per quanio riguarda l'occupazione sono modestissimi (tabella 2). La popolazione a11iva crolla dal 33.8 per cento al 28,7 per cen10. l'emigrazione cresce con l'andare avanti del piano: meno 5,7 per cento nel decennio 1951-"61. meno 7.1 per cento nei primi 5 anni del decennio degli anni 'éO. meno 8,3 negli ultimi cinque anni. Eppure gli investimenti, soprattutto industriali. ci sono stmi e hanno superato le previsioni, sequestrando investimenti destinati al se11ore agricolo (vedi tabella 3). • 11 61,2 per cento dei contributi in conio capi1ale è andato a s0s1enere i co111parti di base chimico, petrolchimico e cartario che risultano cara11crizzati da un rapporto medio di capilale per addetto (cioè la quota di investimento necessario per creare un posto di lavoro) di 54 milioni • (rapporto sull'industrializzazione . 1961). 11 piano ri1eneva eccessivo un rappor10 di 17 milioni per adde110. Bibliotecaginobianco Forza lavoro (su popolazione) Occupati agricolt..-a Industria Altre attività Saldo migratorio percentuale lmestimenti industriali 1960 33,8% 42,3% 25,2% 32,5°ò 1951-61 -s.1°~ 1965 1970 Totale 29,6°" 28,7°0 - 46.000 33,2% 27,2% -79.000 31,7% 32 "ò + 17.000 33,&no 40,7% + 20.000 1961-65 1966-70 -7,1"1> a,3•• 270 miliardi 601 rRiliardi

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