L'università libera - n. 10 - dicembre 1925

LA FILOSOFIADI lBSEN ci) 'Il Francese esige verità bell'e fatte, semplici e stabili. Avido di precisioni affermative o negative, la sua impazienza defini ce il sole_dai pallori dell'alba. Non appena conobbero un sol lavoro d'Ibsen, i nostri critici si fecero dell'autore un ritratto preciso ed immutabile. Più tardi, quando altri drammi non si lasciarono rinchiudere nel loro sistema, dichiararono -intrepidamente che Ibsen si contraddiceva, che lbsen si confufa'Va e si canzonava da sè. Falsa d'arida povertà e di precisione hhmobile, l'immagine che costoro si fanno d'Ibsen lo tradisce come, una traduzione goffa ed insieme infedele. Un uomo che vari pubblici ascoltano perchè la sua natura volgare e la sua educazione raffinata gli permettono d'essere ad un tempo il discepolo di Sar~ey e il discepolo di Renan, Jules Lemaitre, s'ostina a non vedere ·in Ibsen che un George Sand tardivo .9 un Dumas nipote. Ora, tra George Sand, individualista di passione che canta, grida o balbetta, ed Ibsen, individualista di ragione, soltanto le differenze sono interessanti. E, per paragonare •a Dumas figlio (2), consigliere d'assassino e moralista di schiavitù, il grande Norvegese liberatore, ci vuole tutta la scempiaggine d'un critico di professione. D'altra parte, George Sand e Dumas figlio hanno scritto lavori a tesi. lbsen compone, se mi è lecito dirlo, lavori a probl(;!ma. I due Francesi ci raccomandano: « Sii questo» o « Sii quello». Lo Scandinavo dice soltanto: « Sii te stesso » o meglio: « Quel che tu- sei, siilo pienamente ». Egli dichiara in un poema: « Io non faccio che porre dei problemi, la mia missione non è· di rispondervi ». Il suo Rosmer, nell'ora delle più alte ambizioni e delle pit'1 vaste: speranze, non pensa a guidare gli uomini.· « Io voglio soltanto: destarli - dice; - dopo, a loro tocca d'agire». · Senza dubbio, i problemi che lbsen ci propone, egli se li pone e li risolve per sè. Ma la soluzione deve quasi sempre variare con ognuno, e persino le rare e semplicissime verità morali applicabili a ~utti gli uomini, io non posso scoprirle che in me stesso. I problemi possono esser posti dall'esterno; le risposte, Ibsen non lo dimentica mai, debbono venire dall'intimo. Non solo i critici francesi ci presentano come universali queste risposte che hanno un valore esclusivamente personale, ma per di più quasi sempre un frammento della risposta o magari del problema vien preso da essi per la soluzione totale. lbsen è un genio del Nord, tiene alla complessa ricchezza del pensiero (1) Conferenza tenuta alla Coopération des ldées, a Parigi, all'indomani di una rappresentazione di Casa di Ba~ibola. (2) Dumas figlio è forse lo scrittore arrivalo intorno al quale i critici siano andati a ragliare gli elogi più strepitosi e i paragoni più ridicoli. Paul Bourget non lo paragonò a . . . Mosè?

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