L' U N I V E R S I T À L I B E R A 293 Valentiniano affidò la condotta della guerra e la preparazione diplomatica di essa ad un prode generale che in passalo più di una volta, quando Roma pareva presso a soccombere all'urto dei barbari, l'aveva salvata con la sua spada: ad Ezio. Ezio strinse alleanza coi Visigoti e con le altre nazioni barbare della Gallià, della Spagna, della Germania meridionale non sottomessa agli unni; addestrò le milizie romané,, raccolte da tutte le superstiti provincie d~ll'impero; ma non 'potè evitare che, prima che egli si trovasse pronto ad affrontare in battaglia campale Attila, questi avesse agio di devastar gran parte della Gallia. Le orde unne, aumentate dei contingenti dei popoli soggetti, ridussero le ricche campagne e le popolose città, della Francia settentrionale in un mucchio di squallide rovin_e. Parigi fu rispa:rmiata, e i suoi abitanti attribuirono la s.alvezza al miraco- 'loso intervento della _peleste. patrona della città, santa Genevieffa. Meno ·fortunata, Orléans, dopo un duro assedio dovette aprire le porte ad Attila. Il vincitore la mise a fuoco e a sangue. Ma mentre ancora una parte dell'esercito unno si attardava nella città occupata, ecco giungere Ezio con le legioni romane. Il presidio unno fu tagliato a pezzi, e Attila col grosso del sùo esercito si accampò nella pianura di· Chalons, ché allbra portava il nome latino di Campi Catalaunici. Colà avvenne lo scontro decisivo fra Unni e Romani, colà si combattè una delle più importanti battaglie dell'occidente. Era in giuoco il destino dell'occidente; si doveva stabilire se questo sarnbbe diventato mongolo o rimasto latino. « Fu - scrive lo sto1:ico Jordanes -, una lotta orribile, immensa, inaudita; una carneficina senza pari; l'antichità non racconta nulla di simile, e vi si compirono tali imprese che nu_Ila era al confronto tutto quanto _fino allora s'era visto. Un piccolo ruscello che attraversava il campo di battaglia si gonfiò di sangue e inondò i prati vicini ». La vittoria arrise decisamente ai Romani: Attila si rinchiuse tn un quadrato formato dai suoi carri di guerra,. pronto a perire tra le fiamme . piuttosto di cader prigioniero; ma nella notte successiva alla battaglia i principali alleati dei Romani, i Visigoti, ritènendo _ terminato il loro còmpito con la sconfitta degli Unni, si separarono da Ezio e presero la via del ritorno verso le loro sedi. Così Attila ebbe agio di riordinare le sue schiere; e, abbandonato il disegno di conquistare la Gallia, passò le. Alpi ed entrò in Italia. Desolata la Lombardia indifesa, le orde unne marciarono sulla città ,di Aquileja, e dopo un lungo assedio la presero e !a rasero al suolo. Fu in quella occasione che numerosi abitanti delle terre venete, cercando scampo e fuggendo dinnanzi all'invasore, si rifugiarono nelle lagune dove fondarono Venezia. Da Aquileja, Attila puntò su Roma. Tirò fuori ancora una yoJta le sue pretese sulla principessa Onoria, l'antica sua fidan-
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