L'università libera - n. 10 - dicembre 1925

11 concetto di Dio . In Voltaire L' impeto col quale il Voltaire si scaglia contro gli atei, e la gagliardia polemici! che egli spiega contro tutta la posizione filosofica dell'ateismo, trovano la migliore spiegazione nell'orientamento spirituale della personalità del Voltaire stesso -- da un lato - e dall'altro nella visione ancora angusta ed em• pirica che i filosofi del secolo decimottavo si formavano dell'ateismo. Per quanto la parte più insigne della sua opera sia costituita dalla ardentissima -campagna che egli condusse contro le religioni rivelate, e sovratutto' contro il Cristianesimo, il Voltaire rimase sempre un teista. Egli si collocava in una posizione di equidistanza fra la superstizione e l'ateismo: egli negava come egualmente perniciosi al felice sviluppo dell;i società umana così le ma• nifeslazioqi organizzale dei vari . culti, le religioni storiche o positive, at• tuantesi nell'ambito e coi mezzi, e coi riti delle varie e singole credenze, come quell'atteggiamento scettico dell'animo che considera l'universo in guisa di una esclusiva successione di fenomeni materiali, successione destituita di finalità, e non presieduta da un superiore principio ordinatore. A differenza, quindi, di quanto non accadrà per i filosofi tipici della Enciclopedia é segna• tamenle per Diderot, Holhach ed Elvezio, attraverso l'insegnamento dei quali prende gradatamente possesso dello spirito del tempo; una coµcezione mate• rialistica ed atea dell'universo, Voltaire, come Rousseau, ammette l'idea di Dio. Giova però tener presente che il suo concetto di Dio piuttosto che da spirito religioso trae origine da speculazioni di marca prettamente intellettuale, razio• cinanle, e risponde ad un duplice bisogno: estetico, e politico-morale. Un poco come avviene per Rousseau, Voltaire, spirito artistico, è naturalmente portato a considerare il fenomeno della bellezza in tutte le sue manifestazioni - e nelle opere del genio umano, e nelle rivelazioni delll! natura. In questo senso il Dio di Voltaire è il bello che 1Si realizza -i;iella natura. È lo spirito superiore, e sempre necessariamente uq poco misterioso, al cui comando reagiscono gli interpreti umani e mortali di una bellezza immortale e sovrumana, che si esprime al di là delle singole forme individuali, e che vince i secoli in virtù della parte di infinito che essa contiene. Visione, questa, prettamente estetica, letteraria, squisitamente caratteristica ,del genio r.rt.istico che si sente sempre interprete di forze oscure e meravigliose la cui essenza s'agita nell'indistinto e nell'ignoto. D'altra parte, Voltaire, serba di Dio una concez'one morale e pratica ad un tempo. Una concezione in cui, al bisogno di un chiarimento unitario di tutte le attività dell'uomo si unisca il valore di una norma politica, di una regola di vita da imporre agli uomini, _ed al difuori della quale, nasce il caos ed avviene il cozzo delle passioni sfrenate. Il Dio del Voltaire è dunque sostanzialmente l'idea della bellezza che si deve però realizzare al difuori degli schemi delle religioni positive .succedentesi nella storia. In queste, il fatto esteriore del culto, colle sue forme, i suoi riti, le sue cerimonie, le sue settarietà, le sue intolleranze, le sue caste sacerdotali hanno sempre, in lutti f tempi. sopraffatto l'idea essenziale· di un ente, suprema sorgente di luce e di ben~ per gli uomini. Il filosofo vuole' infranto il vincolo di tutte le consuetudini religiose, e pretende che la esclusiva sede della religione sia nella coscienza umana, di qui l'idea di una specie cli religione, che del culto dimostrasse l'essenza, ma fosse im• mune da ogni forma di deviazione, cli superstizioQe e di intolleranza. È questo il culto dell'Ente supremo, a cui Voltaire accenna in numerosi passi delle. sue opere e che, inspirandosi a lui ed a Gian Giacomo, Robespierre tentò di realizzare durante il periodo della rivoluzione nel quale il suo ascendente personale apparve maggiore. Una simile esigenza trovava la sua giustificazione in un apprezzamento decisamente pessimistico della possibilità umana nei riguardi dell'ossequio che l'uomo sappia prestare alla legge morale. La vastissima esperienza umana del Voltaire era assolutamente negativa a questo riguardo. Di qui egli giunse ad ammettel'e la necessità di mantenere la legge di Dio tra gli uomini come il solo mezzo per obbligarli a rimanere entro i limiti

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