L'università libera - n. 10 - dicembre 1925

306 L' U N I V E R S I T À L I B E R A giamo_ tutte le favole inette degli infermi. Cos'è dunque che la morte gli ha toll'o? Nient'altro che la sensazione dei dolori.,, Cesa1·e, amico di Catilina, volendo salvare la vita del suo amico contro lo stesso Cicerone, non gli obbietta che non è affatto punire un criminale il farlo mç_rire, che la morte non è niente, che è soltanto la fine dei nostri mali, che è un momento più felice che fatale? E Cicerone e tutto il Senato non si arrendono a queste ragioni? I vincitori e i legislatori dell'universo conosciuto formavano dunque visibilmente una società di uomini i quali non temevano niente dagli dèi; erano dei veri atei. Bayle esamina in seguito se l'idolatria è più pericolosa dell'ateismo, se è un crimine più grande il non credere affatto alla divinità o avere di essa una indegna opinione; ed in ciò è del sentimento di Plutarco: crede che valga meglio non avere nessuna opinione piuttosto che una cattiva opinione; ma, non spiaccia a Plutarco, è evidente che per i Greci valeva infinitamente meglio temer~.Cerere, Nettuno e Giove, che non temere niente del tutto. È chiaro che la santità dei giuramenti è necessaria, e che ci si deve fidare di più di coloro i quali pensano che un falso giuramento sarà punito che non di coloro i quali pensano che possono fare con impunità un falso giuramento. È indubbio che, in una città civile, è infinitamente più utile avere una religione (anch~ cattiva) che il non averne affatto. Sembra dunque che Bayle doveva esaminare piuttosto cos'è più pericoloso: il fanatismo o l'ateismo. Il fanatismo è certamente mille volte più funesto, giacchè l'ateismo non ispira affatto delle passioni sanguinarie, mentre il fanatismo sì; l'ateismo :non si oppone ai delitti, ma il fanatismo li fa commettere. Supponiamo con l'autore del Commentarium -rerum gallicarum che il cancelliere de L' Hopital fosse ateo: egli non ha fatto che delle sagge leggi, e non ha consigliato che la moderazione e la concordia; i fanatici commisero i massacri della Saint-Barthélemy. Hobbes passò per un ateo: egli coJ1dusse una vita tranquilla· e innocente; i fanatici del suo tempo inodaronq di sangue l'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda. Spinoza non solo era ateo ma insegnava anche l'ateismo; non fu certo lui che prese .p_arte all'assassinio giuridico di Barneveldt; non fu lui che straziò i due fratelli de Wilt in pezzi, e che li mangiò sulla gratella. Gli atei sono per lo pii'.1 dei sapienti arditi e smarriti che ragionano male, e che, non potendo comprendere la creazione, l'origine del male ed altre difficoltà, hanno ricorso all'ipotesi della eternità delle cose e della necessità. Gli ambiziosi, i voluttuosi, non hanno molto tempo per ragionare, e per accogliere un cattivo sistema: hanno altro da fare che comparare Lucrezio con Socrate. È così che vanno le cose tra noi. Ngn era così del Senato di Roma,· il quale era quasi tutto composto di atei teorici e pratici, cioè che non credevano nè alla

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