L'università libera - n. 10 - dicembre 1925

L' U N I V E R S I T À L I B E R A 303 s?d verus atheos. Un gesuita altrettanto al disotto di Aristofane quanto Aristofane è al disotto di Omero; un disgraziato il cui nome è diventato ridicolo tra gli stessi fanatici, il gesuita Garasse in una parola, trova dovunque degli ateisti: è così ch'egli nomina tutti coloro contro i quali si scaglia. Egli chiama ateista Teodoro di Bezo; è lui che ha indotto il pubblico in errore intorno al Vanini. - . .': La disgraziata fine del Vanini non ci muove affatto all'indignazione ed alla pietà come quella di. Socrf te, perchè Vanini non era che uno straniero pedante e senza m'erito; ma infine Vanini non era affatto ateo, come si è preteso: era precisamente tutto il contrario. Era un povero prete napoletano, predicatore e teologo d,i mestiere, disputatore ad oltranza sulle quiddità e sugli universali, et utrzzm chimera /Jaml,inans in vacuo possit comederè secundas intentiones. Ma d'altronde in lui non c'era niente che tendesse all'ateismo. La sua nozione di Dio è della teologia la più sana e la più approvata: « Dio è il suo principio e la sua fine, padre dell'una e dell'altro, e senza bisogno nè dell'una nè dell'altro; eterno senza essere nel tempo; presente dappertutto senza essere in nessun luogo. Per lui non vi è nè passato nè futuro; egli è dovunque e fuori di tutto, governante tutto, e avente tutto creato; immutabile, infinito senza parti; il suo potere è - la sua volontà, ecc. » Vanini si piccava di rinnovare quel bel sentimento di Platone, abbracciato da Averroè, che 'Dio aveva creat<i una catena di esseri dal più piccolo fino al più grande, il cui ultimo ·anello è attaccato al suo trono eterno: idea, veramente, più sublim~ che vera, ma che è pure lungi dall'ateismo quanto l'essere d~l nulla. Egli viaggiò per far fortuna e per disputare; ma disgra·- ziatamente la disputa è la stfada opposta alla fortuna: ci si fanno altrettanti irreconciliabili nemici per quanti sapienti o pedanti si trovano e contro i quali si argomenta. Non vi furono altre cause deila disgrazia del Vanini: il suo colore e la sua grossolanità nella disputa gli valsero l'odio di qualche teologo; ed avendo avuto una questione con un tal Francon, o Franconi, questi, amico dei suoi nemici, non mancò di accusarlo d'essere ateo e d'insegnare l'ateismo. Quel Francon, o Franconi, aiutato da qualche testimone, ebbe la barbarie di sostenere in un confronto ciò che aveva inventato. Vanini, sul banco qegli accusati, interrogato su ciò che pensava dell'esistenza di Dio, rispose che adorava con la Chiesa un Dio in ,tre persone. Raccattando una paglia, disse: « Basta questo fuscello per provare che vi è un creatore. » Poi pronunciò un discorso bellissimo sulla vegetazione ed il movimento, e sulla necessità di un Essere supremo, senza il quale non vi sarebbe nè movimento nè vegetazione .. Il presidente Gramtnont, che era allora a Tolosa, riporta quel

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