L'università libera - n. 10 - dicembre 1925

298 L' U N I V E R S I 1' À L I B E R A Tutti i problemi si pongono nella m:nte d'Ibsen in modo altrettanto originale e genialmente complesso. Il problema sociale non sarà risc:>ltonè dalla menzogna conservatrice, nè dalla menzogna rivoluzionaria, nè dalla verità. La fonte avvelenata, che uccide gl'individui, è proprio quella che permette al gruppo di persistere. Chi la segnala salverà forse un uomo, ma diventa certamente il Nemico del popolo. Le organiz.zazioni sociali, fantasmi nutriti di menzogna vitale, non sono che nocive; non bisogna temere qui l'essere indiscreto ed io ho il dovere, verso di me, e verso i pochi che forse mi comprenderanno, di proclamare tutta la verità antisociale che conosco. La verità religiosa fa ugualmente di colui che osa dirla un nemico del popolo. Brand, finchè s'inganna, ·fiuchè cerca semplicemente d'abbattere una Chiesa per costruirne un'altra più grande, ha molti seguaci. Quando, finalmente, riconosce ad alta voce che ogni Chiesa è una menzogna, il popolo l'ascolta ancora e persino Io segue sulle alture. Ma è malinteso d'un'ora. La folla ha seguito colui che aveva l'abitudine di seguire, ma l'ha seguito perchè JlOn l'ha compreso. Non ha compreso che la via è l'unico fine; e ingenuamente crede d'essere avviata ad una Terra Promessa. Ecco che presto reclama il premio dei sacrifici. Ascolta la risposta con indignazione. Abbandona iri fuga l'apostolo maledetto appena sente che il sacrificio non ha altro premio che sè stesso, che non vi sarà ricompensa esteriore e che non si sale sulle vette nella folle speranza di trovarle materialmente fertili; ma per vedere più cielo e piì1 spazio. Così, la folla non sarà salvata ed ogni ~postolato resta un'ingenuità. Il problema della salvezza collettiva è insolubile. Che .il popolo accetti quindi a caso questa o quella « menzogna vitale » e saluti dei redentori successivi nei più diversi ciarlatani. Ma l'individuo come si salverà? Ci sono, nei lavori d'Ibsen, dei poveri esseri coscienti ma già in preda alla morte, miseri uomini già uccisi dalle colpe della ·razza. Tale il dottor Rank in Casa di hambola. Tale Osvaldo ne Gli Spettri. Costoro non avrebbero il tempo di crearsi una vera vita morale. Possono appena carpire il giorno, godere quel poco della gioia di vivere che è loro consentito. Mai realizzeranno il loro sogno: Rank non sarà amato da Nora; Osvaldo non sposerà Regina. Si divertiranno con un po' di tabacco e un po' di vino. Se saranno savi come il dottor Rank, ameranno i leggieri piaceri e saranno riconoscen_ti a chi riempirà il loro bicchiere o ofTrirà loro il sigaro e il fuoco. Ma gemeranno, grideranno, chiederanno « il sole», se, come_ Osvaldo, agonizzano nella forza folle della gioventù. Che farà l'essere che ha davanti a sè qualche durata probabile e che aspira a diventare un individuo? Anzitutto, si libererà da ogni pregiudizio, respingerà tutte le « missioni » che gli si vorranno imporre dall'esterno, anche

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