L'università libera - n. 9 - novembre 1925

L' u N Iv E n·s I T l L I BE n A 287 . , pagliaccio, ·poteva ricevere l' ingiunzione di recarsi davanti al Municipio in un giorno di sole. E quel miserabile aveva diritto di schiaffeggiare il buon borghese, a suo piacimento, colpendo, non la guancia, ma l'ombra sul muro. Giacchè, grazie a Dio e a Nostra Signora! nell'illustre e lodevole città di Norimberga, c'era giustizia per tutti, nobili, borghesi, artigiani, contadini e furfanti, di qualunque condizione fossero. : ' ' . I . • La questione dei castighi e delle espiazioni .era stata trattata dai teologi, prima che dai giuristi. Una setta più o meno gnostica aveva preteso che il Redentore era stato l'orµbra di Dio apparso tra gli uomini. I Doceti insegnavano che in Gesù Cristo la divinità era unita all'umanità, così intimamente come· l'anim~ al corpo. Ma, poichè ripugnava loro di, credere che il Figlio di Dio, anch'egli Dio, avesse provato 1 bisogni materiali e grossolanamente fisici della specie, pretendevano che il corpo, sotto la cui apparenza si mostrava il Cristo, fosse già il corpo glorioso che gli si riconosce dopo la resurrezione, e che il fedele assimila nell'Eucaristia. · . ,- Un'ombra mangi<'>e bevve alle nozze di Cana, dicevano; un'ombra fu flagellata dalle verghe e crocifissa. L'Ombra soffrì, perchè le ombre soffrou9, ma l'essenza diyina res\q intatta. Piacque al potere dominante di disonorare i Doceti e di trasformarli in eretici. Furon rimproverati di non entrare sufficientemente nella dottrina: Credo quia absurdum. Infatti; perchè scegliere le mezze misure? • * * Questo Doppio, i Ma_zdei lo chiamavano il Feruer o il Fravashi. I Greci dicevano Is o Menos, - cosi, la forza degli Atridi, la forza sacra d' Alvinoos. - I Romani l'intitolavano Genio: genio di Bruto, genio di Virgilio, genio di Roma. Fallibile era l'imperatore, infallibile il suo genio.· Parimenti nel' papa, bisogna distinguere l'uomo e il sommo pontefice. Nella sua Necyomanzia, Luciano introduce il filosofo Menippo, reduce dagl'inferi. Il cinico racconta all'amico Filonide com.e si rende giustizia al tribunale di Minosse, Eaco e Radamanto: - « Tu conosci le ombré che· il sole produce con i nostri corpi. Quando siamo morti, queste sono le nostre accusatrici, i ·testimoni che depongono contro di noi, e rivelano i delitti della nostra vita; testimoni i1:refra:gabili, potchè queste ·ombre ci seguono dovunque e• non s'allontanano mai dai nostri corpi. » A questo tri)?unale, Menippo vide il tiranno Dionigi che veniva convinto di empietà e di delitti con la testimonianza della sua ombra.

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