L'UNI vrnsn À LIBERA! RIVISTA -MENSILE, DI ,COLTUR·A SO.CIALE· N. 9 ~ Nmmbre1925 ,-'.. MILANO - Viale-Monz,7a7; /-: Bud~Jaj~uat~~!o!~1!, volontà dpi o, tenza ». e della civiltà meccanica portata al parossismo, le parole del grande annientatore della volontà sembrano venire da un ,altro mondo; ed il leggere i suoi discorsi mentre, ovunque, .la velocità domina e la vita degli uomini è presa nei vortici della brama è come avulgersi dal mondo reale per assurgere nel :regno dei sogni e dell'impossibile. Gotamo Buddho è inattuale, perchè oggi tutto è forza e pos tenza. Gli uomini non hanno più il tempo di soffermarsi. a me~ · ditare sugli eterni problemi; forse non ne hanno più la capa1 cità .• La vita - lunga catena di attimi· fuggenti:- scorre tnesoramle, · e la ·brama di godere e di dominare afferra anime•- e cuori stritolandoli nella morsa del destino. Oggi, ognuno .aspira · ad una corona ... Grande o meschina .poco importa, d'oro o di ferro importa ancor meno, purchè possa aver sotto di sè qual~ cuno o qualcosa da comandar,e. Dalla base della _piramide so- , ciale, su, fino al vertice, è un'atroce ansia di supremazia. E per- _ sino gli ideali più puri e più santi, son diventati .armi _per•la lotta; . Oggi si accetta la forza come unica e supreina legge; e l'autod-r. tarismo, negato ieri dallo spirito, di libertà, risorg,e come domi,. natore assoluto per distruggere tutto quanto venne costruito .iil r, un -secolo di civiltà e· di lotte di pensiero. G_otamo Buddho nega tutto· ciò che la vita moderna, afferma; : egli ha scoperto che la fonte del dolore, umano è nella brama: di ,- possedere· e di dominare ed ha .proclamato che la -perfetta· feJ.i-. •· cità è raggiungibile solo attraverso l'annientamento d'ogni -brama. -,; Perciò è inattuale. È una religione quella di Gotamo·Buddho? o piuttosto. è una . filosofia? -Per rispondere a questa domanda bisognerebbe preci~ sare che cosa si intende per religione e per filosofia e dimostrare . ·- come, sotto un certo punto di vista, hanno ,ragione coloro che,. qualificano il Buddho come ateo. Ma ciò· esula dallo scopo. di,··- questo scritto. Qui- mi limito· ad affermare che ·la dottrina. di \ Buddho, più che ,religione e filosofia, è scienza di vita. Nella. lettura dei suoi discorsi, ciò che conquista -è il senso di ·,i profondità con cui vengono giudicati fatti, cose e sentimenti.--:' Anche il positivista - l'anti metafisico per eccellenza'-,- si sente, , avvinto da tale dialettica. Gotamo Buddho cominoia, col- giudi- /
L'. u .N I V E n s I T À L I Il E n A ~are cose, fatti .e se~timenti nel loro aspetto superficiale ed esteriore, ma poi, procedendo nel ragionamento, attraverso ripetizione di frasi che si ampliano sempre più, si approfondisce fino a scoprire ed a svelare la radice occulta d'ogni cosa, d'ogni fatto e d'ogni sentimento. Il ragionamento è lento, ma proced,e sicuro: logica tagliente! È come il ritmico battere d'un martello soprà un ferro incandescente: a forza di colpi la materia si foggia secondo la volontà dell'artefice. t pensiero che si svolge intorno ad un'idea· centrale: quella del dolore umano. Il problema del dolore è il problema principe che domina la vita; è realtà immanente. E tanto più l'uomo, trascinato per << cattivi sentieri » si lascia travolgere nel turbine ·della brama, quanto pii1 il dolore che lo tormenta si fa intenso èd angoscioso. Dice Gotamo Buddho nel discorso primo del « Tronco del Dolore i> : << Che cosa è ora, voi monaci, soddisfazione della brama? ·çinque facoltà df bramare vi sono, o monaci : e quali cinque? Le forme penetranti per la vista nella coscienza, le desiate, amate, appaganti, grat_e, corrispondenti alle brame, eccitanti; i suoni penetranti per l'udito nella coscienza, i desiati, amati, appaganti, grati, corrispondenti alle brame, eccitanti; gli odori penetranti per l'olfato nella· coscienza, i <lesiati, amati, appa- .ganti, grati, corrispondenti alle brame, eccitanti; i sapori penetranti pel gusto nella coscienza, i desiati, amati, appaganti, grati, ·corrispondenti alle brq.ine, eccitanti; i contatti penetranti per tatto nella èoscienza, i desiati, amati, appaganti, grati, cortispondenti alle bram~. eccitanti. Queste sono; o monaci, le cinque f,icoltà di bramare. Ciò che riesce di desiderabile e grato, cdnforme a queste cinque facoltà di bramare, è soddisfazione d~Ila brama ». Traducendo 1n linguaggio positivo le frasi sopra riportate, si può dire che la brama, in senso buddista, non è altro che la volontà di soddisfare i nostri cinque sensi : volontà morbosa ed in·quieta che .tormenta; ine-sorabile come un destino, i nostri sentimenti ed i1 nostro spirito. Piì1 avanti Buddho continua: « Che cosa è ora, voi monaci, ' miseria della brama? Un figlio di famiglia, o monaci, si procura il suo mantenimento con un ufficio, sia come scrivano o come contabile od amministratore, come agricoltore o come mercante· o .òoroe allevatore di bestiame, come soldato o ministro del re, o con qualsiasi altro servizio; è esposto al caldo, è esposto al freddo, deve sopportare sole e vento, dibattersi tra zanzare, vespe e rettili; viene consumato da fame e sete. Ma ciò, o monaci, è miseria della brama, è il palese tronco del dolore, originato da :braµia, contesto· da brama, cons•ervato da brama, determinato appunto da brania. » « Se a questo figlio di famiglia, o monaci, che così si atfa-
L' U N I V E R S I T À L I B E Il A 259 tica, si crucia e martora, non fiorisce ricchezza, allora ei diventa accorato e triste, si lagna, si percuote, piangendo, il petto, cade in disperazione: « Vano, ahimè, è il mio sforzo, la mia fatich non ha ,scopo! n Ma ciò, o monaci, è miseria della brama, è il palese tronco del dolore, originato da brama, contesto da brama, conservato da brama, determinato appunto da brama ». « Se a questo figlio.di famiglia, o mon:;foi, che così si ,affatica, si cruda e martora, fiorisce ricchezza, allora lo rode ansiosa cura per la conserva~one di questa ricchlzza: « Che i .miei beni non mi siano incamerati dal re, o .spogliati da briganti, o divorati dal fuoco, o spazzati via dall'acqua, o strappat~ da ostili parenti! n E mentre egli guarda e costudisce i suoi beni, essi gli vengono incamerati dal re, o, spogliati da briganti, o divorati dal fuoco, o spazzati via dall';icqua, o strappati da ostili parenti. Allora ei diventa accorato e" triste, si lagna, si percuote piangendo il petto, c!lde in disperazione: « Quel che possedevo non l'abbiamo più! » Ma ciò, o monaci, è miseria della brama, è il P alese tronco del dolore, originato da brama, contesto da brama, \-> conservato· da brama, determinato appunto da brama. » Qui si sente lo sforzo faticoso del pensiero èhe penetra nel profondo e si intuisce tutta l'immensa tragedia della vita umana. Ma, dove il pensiero di l;luddho raggiunge la più intensa espressione di drammaticità, è più innanzi, quando, con stile magnifico e perfetto, il profondo pensatore ci rivela le tristi conseguenze a cui conduce la brama: • E inoltre ancora, o monaci : mossi da brama, incitati da brama, spinti da brama, appunto solo per brama contendono :re con re, principi con principi, sacerdoti c9n sacerdoti, cittadini con cittadini, contende la madre col figlio, il figlio con la madre, il padre col figlio, il figlio col padre, contende fratello col fratello, fratello con sorella, sorella con fratello, amico con amieo. Caduti così in discordia, lite e contesa, essi si scagliano l'uno sull'alh:o coi pugni, con pietre, bastoni e spade. E così si affrettano incontro àlla morte ed a mortale dolore. Ma ciò, o monaci, è miseria della brama, è il palese tronco del dolore, originato da brama, contesto da brama, conservato da brama, determinato appunto da brama. n « E inoltre ancora, o monaci, mossi da brama, incitati da brama, spinti da brama, appunto solo per brama essi si precipitano, con scudo e spada impugnata, cinti di faretra e d'arco, sui lubrici lisciati valli, e le frecce fischiano e le aste ondeggiano e le spade lampeggiano. Ed essi si trafiggono con frecce, si trafiggono con lance, rovesciano sabbia rovente, scaraventano blocchi schiaccianti, si space-ano con h~ spade le teste. E così si affrettano incontro alla morte ed a mortale dolore. Ma ciò, o monaci, è miseria della brama, è il palese tronco del dolore, originato da brama, contesto da brama, consa;t:vato da brama, determinato appunto da brama.»
260 L' U N I V E R S I T l L I B E R A Qui è la guerra che si presentm coi suoi orrori, la guerra ,che affonda .le proprie radici neWinfuocato terreno della brama;. la guerra: massima e più crudele espressione del dolor:e umano. Ma come guarire ..da. questa brama:? ..Come estinguere ·que,s.tasete di dominio e di ricchezza,, questa sete di .vivere. « riseminante esistenza, alimentata dalla passione,qua.te là pascentesi» quest~ attaccamento .al s·esso, all'essere ed al .beaessere? Com.e ·placare questo ,t01'mento che sembra I implacabile, che strazia, l'a11imo,, che angustia il cuore e ché rende la vita ,cattjva.?. Bisogna superare la brama. E che è superamento della brama? « Ciò che nella brama•, o monaci, è rinnegamento di .volontà · e desiderio, annientamento di volontà e desiderio, ciò è supera- . mento della. brama ..,, Questa. la risposta di Buddho ... Ma tale annientamento di volontà e di desiderio riesce possibile a chi, attraverso il ragionamento e la contemplazione, arriva a percepire l'infinita vanità del tutto. Perchè; in fondo, a cosa si ri- . duce la vita? « .•. Per esempio, o monaci, una figlia di principe, od una vergine bràhmana, od una fartciulla borghese, .nel fiore dei quindici o dei sedici anni, non troppo grande nè troppo piccola, non troppo sottile nè troppo piena, non troppq scura .nè troppo. chiara: .non appare una tale. splendente bellezza,. o monaci, in que.l tempo nella sua massima magnificenza?· » « ••• Si veda pure, o monaci; questa sorella, in altro tempo, nell'ottantesimo o novantesimo I o centesimo anno di età, curva, . affranta, cons.unta,. trascinarsi tremolante, appoggiata alle, gruc~, ce, macilenta, ..appassita, sdentata, con le ciocche imbiancate,• il capo calvo, vacillante, aggrinzito, la .pelle piena di macchie: .or. che pensate voi dunque,, monaci? È sparita quel che era un dì , splj::ndente ·bellezza e patente -miseria diventata-i « ••• E inoltre ancora, .o monaci: si veda ora questa sorella, il corpo al cimitero, lo scheletro con brani di carne, insozzato di sangue, tenuto· insieme dai, tendini: lo scheletro scarnato., macchiato di ·sangue, tenuto insieme dai. tendini; lo scheletro, senza carne, senza sangue tenuto ·insieme dai tendini; le ossa, senza i tendini, sparse ,di qua e di là, qua un osso della mano, là un osso del, piede, qua ·una tibia, là un .•femore, qua. il bacino, là vertebre, qua il cranio: or che pensate, voi, dunque, monaci?' È sparita quel che era •un dì splendente bellezza e patente11miseria diventata? » . Ecco ·a cosa si riduce la vita: ogni potenza è caduta e si frantuma. ,nell'urto ·inesorabile della morte ... E nella vita •tutto: è dolore.: « Nascita è dolore.- dice ·Sariputto, ,un discepolo di,, Buddho ·- vecchiezza è dolore, malattia è dolore,. morire, è· do+· lore, guai, afflizione, peua, strazio·e disperazione sono.dolor~,. noÌ1 .1 ottenere quel che si brama è dolore, in breve-: i cinque -elementi. dell'attaccamento alla vita sono dolore. »
L'·U N I V E R SI T À L IBERA 261 E allora si estingua la sete di vivere, si rigettino gioie e dolori, si annienti letizia e tristezza fino a raggiungere la no,n triste, non lieta, equanime, savia, perfetta purezza. Solo allora si può comprendere la tragedia della vita, vedere nelle ètà passate e ,trapassate, le·anteriori forme di esiste~za già vissute, ciascuna coi· propri dolori; allora· si. può rimanere indifferenti a tutto,<indifferenti alla vita che passa e alla morte che viene, indifferenti all'amore ed al dolore ... Allorà,è il Nirvana: « Esausta è la vita, compiuta la santità, operata' t'opera, non esiste più questo mondo! ... » . . Se il positivista non' può accettare(la filosofia idealista che agita dei fantasmi, non può nemmeno, accettare, la « scienza. di vita », predicata da Gotamo Buddho. Ditlla « volontà di potenza » · scaturisce il concetto di do~1inio e d'autorità, dalla «: scienaz. di vita» buddhista scaturisce la rinuncia. E _rinuncia è servitù. · Lo stile e la profondità di Gotamo Buddho anivano ad avvincere, ma il posH'vista che: vede· la vita attraverso la luce della realtà fisica, se anche apprezza il· pensier.o del grande maestro, non arriva ad, esser. convinto da ciò che nei discorsi di Buddho è detto. Secondo 'la filosofia positivista, gli elementi della vita sono , due: la forza e· la materia. La materia; sotto 'l'influenzai della forza;. si compone, si dissolve e si ricompone a seconda di speciali, leggi di natura. Il mondo è quello che è ed il dolore è una c0nseguenza della vita ... Negare la vita per uccidere il dolore è ·un .assurdo, poichè la vita non è in potere degli uomini. 'La ,; :vita ·è nelle cose, ed è innegabile che il « suicidio universale » •·non arriverebbe a fermare il corso del sole e delle stagioni.· Scom- . parso l'uomo dalla: terra, la sua materia -riapparirebbe sotto altri aspétti, •e la legge d'evoluzione potrebbe anche far riviveré il· suicida. · ) L'essenziale è di nobilitare il dolore nobilitando la vita: ,que- ·sto l'idealismo dei positivisti. E•. siccome la vita, presa nel suo ·concetto più nobile, è. cammino verso, la perfezione; e siccome 'qu:e·sto ,cammino è lotta perenne di superamento, non si deve • sottrarsi alla lotta, ma si deve essere militi coraggiosi e disin- . teressatì, nella grande milizia che vuol •guidare· l'uomo verso il meglio. Tale .milizia non sempre è attesa dalla vittoria:. Il mondo è comp-osto di bene e di male e a volte il male soffoca il bene. Ma cos'è una- battaglia perduta, cos'è la disfatta d'una- generazione al confronto della lotta eterna che dura. da secoli e da millenni e che durerà ancora •altri secoli, ed altri millenni? . Accettiamo dunque la vita e la lotta, anche se portano in \ grembo il germe del dolore. Perchè attraverso al dolore si arriva alla vittoria ed ogni ·vittoria è un passo verso la perfezione. CARLO ì\ifoLASCHI.
LA MORALEDELL'AMORE I. Alcuni medici hanno molto ~eriamente proposto, in nome della scienza, in nome della virtù, in nome del bene sociale (perchè le idee vivono d'ora in avanti nella promiscuità più triste), di considerare come un delitto ogni atto sessuale perpetrato al qi fuori del matrimonio. È questo, il desider-io di Ribbing (1), fra gli altri, e di Féré, autori tutt'e due di dissertazioni piuttosto provocatrici. Le opere di questi eminenti dottori dell'amore hanno sostituito nelle letture segrete gli antiquati manuali dei confessori e le piccanti dissertazioni « in sexto » che furono la delizia di tanti collegiali; essi hanno anche buttato a mare, tale è il prestigio della scienza!, i piccoli volumetti licenziosi che costituirono la fortuna e la reputazione del Belgio. E tuttavia quanto sono mediocri, questi ·professori di sessualità, poco meno di un Meursius ! Io ho letto quasi tutti questi libri (oh! quanto la carne è trista) e non ne ho tro'(ato uno ·solo che m'insegnasse qualche cosa di nuovo, qualche cosa che ignorava un uomo che ha vissuto e che ha guardato la vita degli altri uomini. Alcuni anni fa fu portato davanti ai tribunali il lavoro di un certo dottor Moll, che aveva trattato questo soggetto galante, le « perversions de l'instinct sexuel ,i, e ciò parve ridicolo, perchè le più sensazionali .rivelazioni del sapient'uomo erano già state fatte da Tardieu, e prima di Tardieu da Liguori, e prima di Liguori da Marziale e dai Priapei, e così di seguito fino all'origine del mondo. Se, negli ultimi secoli, la letteratura autorevole è poco ricca di opere simili, riservate al retrobottega dei librai di Piazza Grève, è chè si conosceva il latino e chè l'antichità sopperiva àd ogni curiosità; e anche perché la sodomia era ritenuta come un delitto capitale, mentre il saffismo, al contrario, sembrava ai nostri indulgenti antenati il passatempo naturale delle fanciulle oneste: nel XVII secolo era già riconosciuto ed entrato nella galanteria delle .« précieuses ». Occorrerà la rustièhezza provinciale della Palatine per ingiuriare,a tal riguardo la virtuosa Maintenon. Ciò era chiamato <( un commercio innocente», e in tal modo si motteggiava la « gioia incompleta i> (2), e i « segretari delle damigelle » danno per questi piccoli intrighi dei modelli di lettere amorose. La nostra civiltà, divenendo democratica, ha assunto in ogni cosa un atteggiamento grave; il mondo fu guidato da « parvenus ii intellettuali, che cominciarono a tremare davanti al catechismo, che le ari&tocrazie di un tempo facevano insegnare al popolo dai loro (1) L'Hygiènc s6iltuelle et ses conséquém:es moralcs. P. 215. (2) « Sur deux filles couchécs eusemble, l'uhe faisapt le garçon et parlant à sa compagne.» Questo soggetto è svolto in parecchie « Racc-0lte » del tempo.
L' U N I V E R S I T l L 4 B E R A domestici. È così che si è formata una morale sessuale e elle si è indotti a trattare seriamente, poichè bisogna tener conto dell'opinione, delle questioni ahe l'umanità ha da molto tempo risolte· a suo vantaggio. ., « La sobrietà, dice La Rochefoucauld, è l'amore della salute e l'impotenza di mangiàr molto. » La castità si definisce colle stesse parole, eccetto la penultima, alla quale si sostituirà un te,rmine meno corretto. E dovremmo forse trattenerci qui, e divertirci a variare all'infinito le gradazioni relative d'una massima di~tetica. che avrebbe fondato una nuova filosofia, se' gli uomini sapessero leggere. Essa si adatta alle virtù passive, e, capovolte, a tutte le altre; perchè c'è un imperativo fisiolog"co e noi non abbiamo mezzi per resistergli che nella debolezz~ degli organi che deve mettere in gioco per farsi obbedire. Ques{,a debolezza è un segno di decadenza organica; l'importanza di mangiar molto pub arrivare fino all'incapacità di nutrirsi: tale la _dieta, tale la continenza. In genere si pensa che1 gli uomini casti esercitino sui l~ro desideri una perpetua tirannia; la continenza del clero è per le donne l'esempio di un martirio incessante. Le donne s'ingannano; non che esse stimino troppo i piaceri di cui dispongono, ma - e ciò non è una •foro particolarità - prendono qui la causa per l'effetto; esse capovolgono i termini come esattamente si pongono nel tema d'una buona logica. · L'uomo che volontàriamente si vota alla continenza è frigido: ecco la verità. E la donna che di buon grado entra in un· convento afferma la nullità dei suoi desideri carnali. La loro castità è un~ stato fisiologico che, in generale, non comporta l' ideB di virtù più di quanto non lo consenta, in un vecchio, la frijidità, Il desiderio o c'è o non c'è, e, all'infuori dei casi in cui non è ·c~e morboso, esso si risolve in atti. Ciò è particolarmente imperi~ nella sessualità: l'evacuazione è fatale. Féré, che pure non è cam'" biato· per alcuna idea religiosa, parla qui come un buon vecchio teologo: · « Per un individuo continente, le polluzioni _n~tturne costituiscono una salvaguardia contro la turbolenza sessùale (3). 11 È ciò la controparte dell'ost,entazione virtuosa o della virtù forzata; la virtù fisiologica, quella ch'è la conseguenza legittima della debolezza degli organi, fa a meno, se non altro, di tali « salvaguardìe ». L'uomo non agisce decentemente che in conformità della sua propria natura; coloro che vogliono agire o, non _agire secondo gli ordini d'una morale estranea alla loro verità personale, finiscono, coll'aiuto di Dio, nei compromessi più assurdi e più ridicoli. Ci resta da domandarci se, quando si puniranno colla prigione (o, chi sa, colla morte, perchè a mali estremi, estremi" rimedi) gli atti sessuali extra-coniugali, sarà permesso di dilettarsi col sùccubo. È una questione, codesta, che trattano molto seria- (3) L'lnstinct sexuel; évoludon · et dissolution. P. 301.
264 L' U N I V E R S I T À L I B E R A mente i casisti, e alcuni sono indtilgenti ai piaceri che ci vengono "i-n,sugno. ta scienza, che non dovrebbe essere che la constatazione dei fatti e la ricerca delle cause, è arrivata, per l'impotenza qi espletare il. suo compito, all'epoca legislatrice. L'amore libero genera dei mali evidenti, che nessuno nega: una legge contro l'amore; · l'.alcool è. nefasto: una legge contro l'alcool; l'etere, l'oppio ci · minacciano, o forse il kif: una legge contro le droghe. E perchè ncin anche, contro la selv~ggina, i tartufi e il borgogna, così nocivi a certi temperamenti? E perchè infine l'igiene non dovrebbe essere codificata come la morale? Non sono forse allevati razio- .nalmente gli animali domestici? Fra i paradossi di Campanella, · che non sono stati oltrepassati, nè raggiunti, nemmeno dalla scienza sessuale, si trova questo: ch'è assurdo di prodigare tante ·.cur~ per il miglioramento della razza dei cani e dei cavalli, · quando si trascura la propria razza. San Tommaso d'Aquino, di cui i socialisti prendono ingegnosamente le idee, pensa anche ché· la generazione, essendo fatta per la conservazione della specie :........ ,: i'atto per cui viene assicurata deve essere sottratto ai caprìcci individuali. Ma il teologo trovò nella disciplina tlella Ghiesa un freno ·alla sua logica; Campanella, che quantunque monaco e buon monaco, aspira al diritto· di redigere delle fanta .. sticherie in una volta anticristiane e antiumane, ha po1·tato fino aglf estremi la sua teoria. La sua organizzazione dell'amore è . sp·aventevole e curiosa; tuttavia è meno dura e meno assurda di · quella della tirannia scienti(ica: cc L'età in cui si può cominciare · ·a dedicarsi al lavoro della generazione è fissata per le donne a ·diciannove anni, per gli uomini a ventun'anni. Questa •epoca è · nondimeno ritardata per gli individui di temperamento freddo; ih compenso, è permesso a parecchi altri di avere relazioni con donne prìma dell'età stabilita, ma non possono avere rapporti che · coi:i .quelle che sono sterili o incinte. Questo permesso è loro accordalò per tema ch'essi soddisfacciano le loro passioni COJÌ dei mezzi contro natura; delle maestre matrone e dei maestri· vegliardi 'provvedono ai bisogni carnali di coloro che sono maggiorn1ente stimolati da UI\ temperamento più ardente. I giovani con- 'fidano in segreto i loro desideri a questi maestri, che- sanno d'altrcllide ·indovinarli dalla foga che dimostrano gli adulti nei giuochi pubblici. Tuttavia n'ulla può farsi a proposito senza l'autorizzazione del magistrato appositamente proposto alla generazione, · ch'è ·un valentissimo medico dipendente immediato del triumviro ··Amore . . . Nei giuochi pubblici, uomini ·e donne si mostrano senza alcun vestimento; secondo il costume dei Lacedémoni, e 'i magistrati vedono quali sono quelli che, per la loro conforma- ··zfone, d·evono essere più o meno adatti alle unioni sessuali, e le cui parti si armonizzano reciproca{llente meglio. Così, dopo aver P,res{) ii bagno, e solamente ogni lTe notti, possono dedicarsi al-
L' U N I V E R S I T À L I B E R A 265 l'atto generatore_. Le donne alte e belle sono accoppiate con uomini alti e ben formati.; le donne grasse con ,uomini secchi,· e· qtielle magre sono date ad uomini grassi, aITinchè fondano i lòro temperamenti e producano uni razza ben costituita ... L' uomd'e la· donna dormono in due celle separate firio· all'ora dell'unione; una matfona aprirà le due porte all'istante fissato. L'astrologo e· il . medico decidono qual'è l'ora pit'.r propizia (4). » L'astrologo dà a que~to prògramma er~tico un aspetto inge~ nuo e dilettevole; l'astrologo ftl.anca al progetto qi legge di Messer Ribbing, ma si vedrà senza sorpresa la matrona, che 1:fresiede di già tante unioni illeci e: sarebbe la sua iabilitazionè, quella di reggere d'ora innanzi il moccolo coniuga~e e di dare àgli sposi, a parere della FacoHà, il segp.ale ùella pa1i1:enza, · Avremmo potuto citare anche Platone, « Repubblica, V» che· Campanella segue assai da vicino, pur riman~ndo costantemente originale. Platone, in vero, in tutto questo· capito!o non è meno ingenuo del sognato;:e del XVI secolo. L'assenza di una seria psicologia, di sagge osservazioni scientifiche, dà a tutta questa filosofia politica di un tempo un aspetto decisamente infantile .. Gli spiriti politici deHa nostra epoca, che i contemporanei chiamarono «evoluta», i collettivisti, pèr esempio; hanno'fap1mnfo'que·~ st'aria infantile, a causa della loro credenza, d'originé religiosa,· che si può cambiare la natura umana cambiando le leggi umane. Essi mettono il carro innanzi a' buoi oon dolce caparbietà. Mentre Platone è superiore, nei due libri VIII e IX di questa stessa « Repu!Jblica », dove considera la sto~·ia per trarne una filosofia! Qui lavora su dei fatti reali e non più su dei fatti. c1·eati dallà sua log"ca o da quella di Licurgo. Aimé-Martin, che amava cosl tanto Platone, ha fatto del Platone utopista il più crudele elogib , dicendo: « Chi conosce Platone lo ritrova dappertutto negli scritti · di Plutarco,· di Fénelon, di Rousseau, di· Bernardin de Saint;_ Pierre. Quesli grandi uomini '. : . » No, questo è il giardino degli utopisti; noi diciamo: questi grandi fanciulli. ' Più fortunati di Platone e di Carnpànella, i legislatori moderni deì.ì'amorc aprono una via per dove hanno, ahimè! molte, pro~ babilità d'essere seguiti. Essi secondano così abilnientc · 1a maniera tirannica delle democrazie! È naturale, del resto; che se il potere si trova in mano a dei fiacchi, le leggi tendano a pi·oteggere la deholezza. Il popolo ha una certa coscienza_ della sua incapacità di governarsi ed è assai probabile che accetterebbe con· piacere, nello stesso tempo, una legge che gli impedisse di ub~ briacarsi e una legge che lo proteggesse contro la sifilide-. ·La teùdenza moderna è di fare due parti delle libertà ùrriane; dop? (4) « La Cilé -du Solei!», lrad. frane. di S. Rosset, pag. 181. « Oeuvrcs ehoiscs dc Campanella>>. Paris, 1847. («.La città del Sole>>, edizÌ01~e itÙlia1ia;. Sonzogno, i\Iiinno).
266 L' U N I V E li S I T À L I D E li A che saranno soppresse tutte quelle che sarà possibile sopprimere, le altre subiranno una rigorosa rego]azione .. Su che cosa potrebbe appoggiarsi una· legge contro l'amore? Ma, risponde Féré, che filosofa volentieri e non senza talento, « sull'utilità privata e pubblica, sull'utilità nell'ambiente attuale ch'è la morale attuale)). È 11n principio, questo, che comincia a diffondersi. Non prendiamolo tragicamente, tuttavia, perchè le teorie individualistiche forniscono per distruggerlo molti argomenti noti e spesso adoperàti. Non è dl\ oggi ch'è nato; ~ethe si è degnato di riderne; . quando Augusto Comte ne fece la base del suo sistema sociale, un uomo di spirito riconobbe subito che si trattava di creare una umanità. beata con degli uomini cui si sarebbe distrutta la feli~ cità individuale. La critica è buona, poichè colpisce direttamente l'idea stessa. Proviamoci di precisarla. ; II. L'uomo è una colonia animale dotata d'un sistema nervoso centrale, d'1,1ncentro di coscienza e di azione, se non altro illusorio. La società è una colonia animale senza sistema nervoso centr.ale. La coscienza di un popolo, la coscienza dell'umanità: metafore. Si tratta sempre d'una coscienza particolare alla quale per imitazione si aggregano le coscienze sparse; ma la legge dell'unisono è ben lontana dall'essere assoluta e, anche più ener- .giclle o più numerose, le divergenze che si celano o che non si sono ancora affermate, sono .vinte da un assentimento che sembra unanime. Gli uomini sono molto spesso vittime di metafore ch'essi ·stessi hanno creato. Si tenta una comparazione, la si spinge un po', una trasformazione si opera. Parigi è diventata il cervello della Francia. L'immagine è ammessa - e non ha nulla di spiacevole - ed· ecco le arterie, i nervi, i muscoli, lo scheletro, una persona umana vivente e vera, la Francia, e noi siamo le '7ittime dell'inganno: perchè tutti i ragionamenti che piacevano alla nostra logica, apRlicati al corpo umano, noi tosto li ripetiamo con ingenuità sopra un essere fittizio, e che, in quanto materia a dissezione psicologica, non può essere seriamente comparato a nulla. Un uomo è un uomo, un paese è un paese. Se non si conviene in ciò dopo.alcune figure, non si fa che una escursione ridicola nel campo della cattiva letteratura (5). (5) La comparazione dell'organismo sociale al corpo umano è pure di Platone. Egli riassume la sua invenzione in que,sta frase della « Republica », V: « Siamo d'accordo su ciò che costituiva il più grande bene della Società, e noi abbiamo comparato, a que,to punto, una repubblica ben goverll.ità al corpo umano, di cui tutte le membra risentono in comune il piacere e il dolore di un membro solo. »
L' U N I V E R S I 'I' À L I Il E R A 267 Tuttavia se si analizzano queste parole, paese, naz.ione, società, popolo ed altre d'ineguale imprecisione, vi si troverà sempre per elemento essenziale l'uomo; è questo l'elemento, che ha la sua importanza, e &he i sociologi si studiano di misconoscere. Sod~isfatti del Gargantua che hanno laboriosamente creato, fanno stare tutti gli uomini nelle tasche del suo palandrana, e il mostro li divora ad uno ad uno, come fa dei buoi, dei montoni e dei frati il padre di· Pantagruel, secondo le' 1mmagini di Gustavo Doré. L'uomo non è nulla, è· vero; ed è tutto, essendo la condiz.ione stessa dell'esistenza del mondo. Il 11;1ondo,che è creato da lui, è anc6ra creato per lui, e le Società! in cui egli ]\On è che un atomo, appena che l'offendono, diventano odiose e forse caduche. Si tenga per vera questa massima: tutto ciò ch'è utile all'ape è utile all'alveare; e non si tenti di capovolgere i termini, se non si vuol passare per dei semplici facitori di giuochi di parole. La sensibilità è nell'uomo e non nella sbcietà, si tratta di me e di me solo, an-ehe quando io rifiuto di separarmi dal gruppo sociale. Il vero cemento d'una comunità è l'egoismo; allorchè un uomo si fortifica e s'ingrandisce, egli assicura per ciò solo la salute e la potenza <iella repuhblica. , L'id'ea di sacrificio è fra le piit perverse che abbia intronizzato il cristianesimo. -Messa in atto,. si esprime così: negazione di un bene conosciuto in favore di un bene ignoto. Si sa ciò che si sacrifica e il piacere di cui ci si priva; si ignora la vera ripercussione di questo sacrificio negli altri, e spesso il male che noi ci procuriamo·sarà p.er il nostro prediletto un male piit grande ancora. Quante donne ► poichè si tratta d'amore, avrebbero dovutç, per la loro eterna felicità, essere violentate, e quanto hanno so(- ferto della riserva troppo nobile del loro amante! E quanti ragazzi, e particolarmente giovinette cristiane, allevate al poppatoio del sacrificio, la cui vita spaventosa trascina come una catena uno dei versetti del vangelo ebreo! Se una società non può vivere senza la nozione e la pratica del sacrificio, non so s'è cattiva, ma è certamente assurda. La forza e i diritti d~lla forza; essa li scavalca ponendo attraverso il mondo degli aforismi avviluppati di virtù come delle trappole nascoste sotto delle foglie morte. Il sacrificio, se non è un atto spontaneo d'amore, se è imposto da un catechismo o da un codice, è uno dei delitti più ripugnanti che l'uomo possa commettere contro se stesso: che questo sacrificio sia d'un uomo a un altro, o d'un uomo a. un gruppo, non cambia aspetto che per· aggravarsene. È ancora un piacere di rinunciare a un piacere, per assicurare la gioia o la tranquillità di un essere amato; ed è un piacere perchè è un atto egoista; perchè compiacere a un altro se stesso, è compiacer se stessi. Qui noi siamo nella regola naturale e nella logica della sensihiliUt. Ma qual'è il valore della rinuncia che va a vantaggio
268 L'UNIVERSITÀ LIBERA d'uno sconosciuto o - quel ch'è peggio - a profitto d'una astrazione, d'uno dei termini del dizionario? Quale il valore esatto? Quello di un atto di servitù. Le schiavitù volontarie sono le peggiori: il sacrificio è sempre volontario, poichè implica almeno il consentimento del martire. Quando, dunque, si domanda agli uomini di sacrificare i loro piaceri personali alla prosperità della società, si chiede loro di agire da schiavi, df rimettere alle leggi il governo delle loro sensazioni, la direzione dei loro gesti, la gestione genefale delle loro sensibilità. Noi ritroviamo il gregge coi suoi stalloni privilegiati, le sue femmine riproduttrici e la turba dei neutri sacrificati, sotto il pretesto del bene generale, o una utilità che non ha più alcun rapporto con la conservazione della &pecie. Il diritto d'una legislalura medica atta a regolamentare l'amore potrebbe essere estesissimo, tali e tante sono le fantasie che l'utilità sociale ispira ai Licurghi moderni! Schopenhauer proponeva la castrazione come castigo dei criminali. Niente di più scientifico. IJnedici lo imporrebbero non più ai soli delinquenti, ma a tutti i tarati dall'eredità: mezzo radicale di sopprimere in poche generazioni le diàtesi trasmissibili. Ecco i bovi della prateria sociale: che ne faremo quando sararino grassi? Ma la questione non si pone ancora. Si tratta solamente, « in nome dell'utilità attuale, ch'è la morale attuale, n di ridurre l'amore agli atti coniugali, di far regnare infine la legge mosaica, di cui gli uomini non conoscono ancora tutta la dolcezza. L'utopista, avendo attuato questo sfo.rzo originale, si arresta e dubita; non di se stesso, ma della possibilità di effettuare il suo ideale. Questa debolezza ci priva di considerazioni pungenti sullo stato attuale dei costumi e sulla natura umana. Vi si supplirà. L'utopista è un tipo molto ben conoscitito c.he si può fare a meno di ricordare. Vi sono due maniere di vivere: nella sensazione e nell'astrazione. L'utopista, anche uomo di scienza, anche eccellente osservatore di fatti minimi, abbandona, allorchè vuole generalizzare le sue idee, ogni contatto colla realtà. Vedendo, per esempio, che la prostituzione dilaga nelle società moderne, ne conclude immediatamente: la prostituzione è un fatto sociale, e legato a una certa forma della società. Costruite una società in cui le giovani saranno maritate a diciotto ari.ni e non vi saranno più prostitute. Codesta sorta di ragionamento· non manca di eleganza. Tuttavia se s'insinuasse che la prostituzione è un fatto umano, prima d'essere un fatto sociale, si arriverebbe senza dubbio, per analoghe deduzioni, a provare che tutte le società, quali che siano, anche se ordinate secondo· le immaginazioni più sci;upolose, conterranno delle prostitute, e tutte in numero press'a poco eguale. La prostituzione cambierà di forma sociale secondo la forma della società, ma non cambierà che di forma. Nessuna legge impedirà nè una donna ciarliera di parlare, nè una donna lasciva di cercare degli
L' u N I V E n s I T À L l B E n A 269 amanti. Si potrebbe obbiettare che le prostitute non si danno all'amore per piacere; certamente no, nel periodo in cui lo praticano e sotto troppe forme poco piacevoli per esse; ma al principio della sua carriera una prostituta è quasi sempre stata la v1 tima del_ suo temperamento, delle sue curiosità viz.iose, della sua- par .. ticolare inclinazione al male. Per quale magia gli utopisti cambierebbero l'ordine delle reazioni in un sistema nerv.oso? A meno - ciò ch'io credo - ch'essi non giuochi~o- sulle parole, conver- , ranno, ed è del resto l'opinione di Féré, cne ciò che costituisce la prostituzione, non~ il salario, ma la prgmiscuità. Allora il matrimonio, applicato a tutte le coppie, a merio che non gli si. accordi un valore misterioso di sacramento, in che raffrenerà seriamente la promiscuità? Il matrimonio, ancor civ,ile, ha forse sulle malattie veneree l'effetto della stola di sant'Uberto? O forse gli utopisti credono che nella loro utopia il matrimonio sarà rispettato? Ciò dipenderà dal rigore della legge. Ma i· Germani applicavano, in materia di adult,erio, la pena di morte, e avevano occasione di applicarla. Talvolta degli uomini, anche vili, preferivano la morte a certe tristezze: avverranno molti suicidi nel paradiso dei legislatori d'amore! '' 'I III. Qual'è la in orale dell'amore? Nessuna, all'infuori dei codici e delle usanze sociali, di cm 1 codici, per essere saggi, devono essere la redazione; ma in tutti i paesi civili l'usanza sociale, in ciò che concerne le manifestaz.ioni sessuali, si confonde colla libertà assoluta. Questa espression~, paese civile, è forse ipotetica: se non può avere applicazione nel presente, poichè viviamo sotto il giogo d'una morale nemica degli istinti della no~tra razza, ci trasportiamo, per comprenderla, al glorioso periodo'. dell'impero romano, ai secoli calunniati dai demagoghi cristiani, o dell'Italia del Quattrocento, o della Francia di Francesco I. L'amore, anche nelle sue manifestazioni pubbliche, è di dominio privato; e ha tutti i diritti, precisamente perchè è un istinto e l'istinto per eccellenza (6). È ciò che riconoscono (6) Tutti conoscono versi di Baudclaire contro quelli che vogliono « nelle cose dell'amore mischiare l'onestà>>. Questi versi sono la parafrasi d'un detto ardito della Tullia di Meursius (Colloquitnn VII. Fescennini): « Honestatem · qui quaerit in voluptate, tenebras et q1Ìaerat in luce. Libidini nihil inhonestum ... ». Nota nel testo. « Colui. che cerca l'onestà nella voluttà è lo stesso che cerchi le tenebre nella luce. Nella passione nulla v'è di disonesto ... ». Coloro- che desiderano conoscC'rc questi interessn;1ti ,cd ..• edificanti colloqui di Tullia e d'i Ottavia leggano « L'Oeuv1·e libertine de Nicol.9.S Cho_rier », edita da « Bibliothèque
L' U N I V E R S I T À L I B E R A implicifamente gli stessi moralisti -della scienza, intitolando così i loro scritti. Quanto è vano inserire, sotto questo titolo, « l'istinto sessuale », delle •minacce contro la vita, contro i mezzi che sceglie a suo talento per perpetuare la vita eterna! Osar dire all'istinto che s'inganna, è una pretesa della. ragione, ma poco ragionevole; la ragione non è che una spettatrice che enumera e cataloga delle attitudini, che la sua essenza stessa le vieta di comprendere. Il popolo, sì, il popolo del XIX secolo ~ o del XX. secolo - che si stupisce al passaggio di un eclisse e ne applauàisce il « successo » (lettere dalla Spagna ce lo hanno attestato), crede che la Scienza abbia la sua parte-nella bella disposizione del fenomeno. I nostri decreti contro l'istinto vitale potrebbero benissimo illudere il popolo d~lla scienza, ma non i veri osservatori, la cui saggezza non vuole superare una parte di per se stessa tanto difficile. 1 · Tuttavia si possono ottenere le deviazioni. Separando i sessi e ammucchiandoli in luoghi chiusi all'epoca della prima effervescenza genita!,_e,si ottiene a colpo sicuro la sodomia e il saffismo. , I Romani coltivavano già queste tendenze nei conventi di Vestali e nei collegi di Galli; noi abbiapo singolarmente perfezionat_o le loro istituzioni con le nostre caserme e i nostri convitti. È certo che la persona che sceglie di l?assare esclusivamente la sua vita con persone del suo sesso, manifesta per ciò solo delle tendenze particolari che devono essere rispettate, ma è forse obbligo dello stato di favorire e anche di far nascere queste vocazioni, e sono scusati quei moralisti che, forse senza misurare la conseguenza dei loro desideri, domandano regolamenti che approderebbero necessariamente allo stesso risultato? Ogni attentato alla libertà dell'amore è una protezione accordata al vizio. Quando un· fiume si sbarra, straripa; quando una passione si comprime, devia. Buffon aveva una donnola che, privata della sua .compagna in carne ed ossa, assaliva una femmina des Curieux », 4, Rue de Fu1·stenberg, Paris, in eui le due protagoniste, figlie d'un secolo meno ipocrita forse del nostro, cantano a piena gola le gioie clell'amorè, senza veli e senza falsi pudori; e scavalcando pregiudizi e consuetudini, non riconoscono nell'amore altra morale che l'istinto, ch'è la c:iratteristica dell'individuo, e pongono senza esitazione la proposizione ardita suaccennata: voluttà e luce, onestà e tenebra. Questi colloqui ..• vitupercYoli, non privi, tuttavia, di qualche pregio, non fosse altro che per la loro franchezza spregiudicata e per -la vivacità che li anima, ci dimostrano ancora, se ve ne fosse bisogno, come l'amore, in ogni tempo, è sempre stato insofferente di leggi, di norme e di morali, e com.e ha saputo in ogni epoca e luogo tutto ciò scavalcare, ad· onta dei demagoghi della moi'àle e dei inncei'àtori della carne; questi colloqui, dico, farebbero forse t\i'i:'òMil'e e eortnmente indign111•e tifi Bcll•tolo l:lelottl, pndlbòl'ldo deputnto al p!.'.l'l!ltMllto i, r.Uti'lt"art'Ullti « Pòlltlll!i del Costi.unti,,,,M, llriHO 1924, N, d, t,
L' U N I V E R S I T À L I D E R A 271 impagliata. Non insisteremo su questo soggetto, per paura di dQver dimostrare che gli ambienti sociali che ostentano una più grande sev~rità di costumi sono precisamente quelli che sono rovinati o dalle perversioni o, ed è molto più frequente, dà ciò che _i teologhi chiamano dolcemente mollities. Sarà meglio ricercare la fonte della ferocia del moralista moderno contro l'amore, e in primo luogo, poichè essa non è il riflesso del sentimento pubblico, a qual causa si può far risalire l'origine di questo stata d'animo. . _Per i pa_dri dellà C~ie~a non ~i so~o vi7 di. mezzo fra la ~ergi:- mta e la dissolutezza; ,e ll matrimomo non e che un remedium amoris accordato dalla bontà di Dio alla turpitudine umana. San Paolo parla dell'amore collo stesso disprezzo ma1erialist~ di Spinoza. Questi due illustri ebrei hanno la stessa anima. <i Amor est titillatio quaedam concomitante idea causae externae >.>, dice Spinoza. San Paolo aveva anticipatamente indicato il filattèri@ a questo prurito, ii, matrimonio. Egli~ non lo concede che come antidoto al libertinaggio; alla dissolutezza, "'a "e i-aç noeni~, parola che il latino •ecclesiastico fornicatio rende in una maniera equivoca. Pornei~: implica, invece, l'idea di prostituzione, e, in.. somma, il suo edificante consiglio si traduceva in italiano voi,. gare: ammogliatevi, ciò sarà sempre meglie che andare a trovare delle sgualdrine. Ecco su quale parola si sarebbe fondata la fa.,. miglia nuova se l'opulenza verbale del cattolicismo pagano non avesse saputo circondare di frasi sensuali la parola brutale del .. l'apostolo ebreo; la Chiesa sostituì all'idea di « porneia » la musica d'alcova del Cantico dei Cantici. Il tessitore di tende di pelo di cammello, che non è per nulla preparato alla letteratura o al sacerdozio non è sempre molto preciso. Chi non è stato offeso dalla comparazione ch'egli usa per infamare le raffinatezze ses-- suali, chiamandole pratiche more bestiarum, quando la. caratte. ristica dell'animale è precisamente quella di domandare alla. crapula la semplice e rapida soddisfazione di un desiderio incosciente! Le inversioni sessuali sono rare negli animali in libertà, e solo nell'epoca nostra abbiamo potuto osservarle (7). L'apostolo usava, dunque, uno di quei grossolani luoghi comuni che non hanno nemmeno il.merito di contenere una vecchia verità .d'osservazione. Quante volte, tuttavia, questa allusione fu ripetuta da coloro che fingono di credere che le invenzioni dell'uomo nella voluttà sono disprezzabili! La franchezza di San Paolo accresciuta dal tono arrogante dei suoi commentatori ebbe almeno questo felice risultato, di far condannare, nel loro insieme, ma non neiforo particolari, le pratiche sessuali. La regola dei mistici è_: o tutto o nulla; essi disdegnano le distinzioni di cui dovevallQ più tardi compiacersi 1 castsU,tn quei curiosi trattati dove danno
272 Ì:c;NIVERSITÀ LIBERA p_roya, in mancanza di gusto, d'nna scienza di buona lega e attinta, quantunque non_ sempre, alle sorgenti della realtà. Da que- .sto disprezzo ri$ultò una certa libertà di costumi. Molti divertimenti parvero permessi a tutti quelli che erano restati nel mondo .galante: la letteratura del medio evo attesta questa facilità nelle 1;elazioni sociali. Dal XII secolo la religione non è più che una tradizione forrirnle, la cui. influenza è nulla sulla sensi.bilità; e l'intelligenza stessa si libera dal vincolo teologico, come lo sapremmo se-avessimo raccolto con più cura le confessioni d'incredulità che non sono rar~, nè nei poeti, nè nei filosofi scolastici. Vamore. non si dà pensiero di alcun pregiudizio, segue il suo desiderio, confidando nell'innocuità dei rapporti sessuali. Qui .si arriva ad un punto delicato, che non è mai stato trattato è ch'è del resto difficile ad affrontare: l'influenza della sifilide _sulla morale dell'amore. Lo stato dell'umanità in Europa dai tempi favolosi fino ai .primi anni del XVI secolo corrisponde a ciò che potremmo chiamare, allegorièamente, l'innocenza del mondo; da Cristoforo Co- -.lombo ha inizio l'èra del peccato. Figuriamoci una società dove l'amore, in qualsivoglia .modo si effettui, non ha mai gravi conseguenze morbose; dove i baci più voluttuosi non cagionano pericoli fisici più delle carezze materne o delle manifestazioni dell'ami- .cizia; essa differisce dalla nostra a un tal punto che c'è difficile c'oncepirla, perchè i desiderii carnali sono liberamente soddisfatti secondo la loro 4forza naturale, senza paura e senza pudore. / La ·parola pudore non ha all'atto lo stesso significato in latino e 'n~Ue nostre lingue moderne; là, vuol dire onore, convenienza, di- . 'gnità; qui, timore, titubanza dinanzi alle delizie del fiore forse avvelenato. Prima che la sifilide si divulgasse, il bacio sulla bocca era un saluto; disparve coll'apparire delle mucose: le donne presenta~10 la fronte se la passione carnale non turba la loro vo- ·. lontà; poi i d_ue sessi si scostano ancora un po': è la volta dello · scotimento della testa, della mm o che si sfiora appena, dei guanq che si, toccano con ~ffidenza. La sifilide ha distrutto, non l'amo- , re, ch'è più forte della morte, poich'è la vita, ma la fraternità sessuale. Dopo la scoperta dell'America s'è insinuata fra l'uomo e la donna la paura dell'inforno; ciò che le religioni più terrificanti .non avevano conseguito che temporaneaniente, un virus l'ha com- . piuto: e le labbra si disunirono. È attraverso la siftlide che gli storici che vorranno fare la storia dell~ morale dell'amore la congiungeranno all'igiene. Un grande scompiglio si ·verificò nei costumi: Obstupuit. gens E11ropae ritusque sacl'Orum Co_•dagcrr..rpc alio non. usrmam /em;;'JrC visam,
L' U N I V E R S I T À L I n E R A • 273 dice Fracastoro (8), che aveva visto con occhi di medico e di poeta i primi orrori del male nuovo. « Obstupuit gens n; fu uno spavento universale; temerono la fine dell'amore e la fine del mondo. Fu necessario per conservare, non la virtù, ma la salute, rinunciare a ciò che i moralisti della sciepza chiamano assai giustamente la promiscuità; la pa11ra d'un male fisico immediato ed evidente operò fra i due sessi una dtsgiunzione che è sopravvissuta al periodo acuto del male. La,' reazione evangelica compì l'opera della sifilide e le società europee si trovarono in condizioni sì vuote, che una nuova mor:;ile fu loro necessaria. Il vecchio contrasto fra la verginità e la turpitudine, basato su concezioni puramente teologiche, disparve; ogni atto sessuale divenendo pericoloso e la verginità, dal canto suo, non essendo' meno funesta, per le sue conseguenze negative, bisognò trovare un compromesso. L'istinto sociale, d'accordo,· e anticipatamente, è giusto riconoscerlo, con le conclusioni future qegli igienisti, pose questo compromesso nel matrimonio, che si trovò tutto a un colpo onorato, dopo tre secoli di derisione. Ciò non colmò l'agitazione dei cattivi costumi; ma il pericolo che vi si correva screditò la libertà che ne faceva l'attrattiva. La, riserva delle fanciulle divenne estrema; esse appresero incoscientemente a cambiare in lezi pudichi la mimica della paura; a poco a poco s'ingannarono sulla causa della loro virtù, poi la dimenticarono; e venne un momento in cui la castità delle donne fu attribuita con ingenuità o all'influenza della religione o a u·na sorta di divinità occulta o a non so quale raffinatezza sentimentale. La causa iniziale della ruota morale sessuale agì. sempre alla nostra insaputa. È tradizione amministrativa l'incoraggiare i mu~ sei di figure di cera che rappresentano particolareggiatamente le conseguenz.e della promiscuità; tutta una letteratura si vende su questo soggetto, approvata anche da coloro che perseguitano ·cosi aspramente le immagini sessuali. La sifilide ha fatto questo miracolo, che una figura umana, bella della sua nudità, è condannata perchè ec~ita all'amore, l'amore che considerano come pericoloso. Questa maniera di vedere sarebbe difendibile se non si facesse intervenire nella questione la forza brutale delle leggi, se la parolà sola si incaricasse di persuadere una morale che la sua utilità potrebbe difendere contro il sarcasmo e l'ironia. L'antica scienza dei tempi anteriori all'apparizione della sifilide non sarà resa agli uomini per lunghi secoli ancora, se il male che ha creato la diffidenza sessuale non finirà per estinguersi. Ma (8) Girolun10 'Fracastòro: <, Della Sifilide», ·edizione· ifa!ia1rn. Sonzogno. l\!iJano.
I 274 L' U N I V E R S I T l L I D E R A che ciascuno sia libero di giocare col fuoco: la prudenza si consiglia, e non si deve imporre. Da ciò che fa morale dell'amore ha un'origine in una volta medica e religiosa, non ne segue che per trattarla bisogna limitarsi a delle considerazioni teologiche o farmaceutiche. Degli àccidenti anche d'importanza straordinaria non sono che accidenti. Bisogna parlare dell'amore come se l'età d'oro dell'amore regnasse ancora e non ritenere che l'essenziale, lungi dal fermarsi ai fenomeni superficiali e passeggeri. Poco v'è d'assoluto nelle società umane; quasi tutto si può modificare, all'infuori precisamente delle relazioni dei sessi. Chè là noi incontriamo il cuore stesso della vita, la sua causa e il suo fine, intrecciati come una cifra indecifrabile. La vita si perpetua per l'atto stesso ch'è fine della vita. Ciò è assurdo per la ragione, che sarebbe forzata di contemplarvi un effetto identico alla causa che l'ha-prodotto e così possente; essa non deve intervenire. Non che ciò sia al di sopra delle sue forze; ma se la ragione può immaginare delle leggi che reggano le manifestazioni dell'amore e applicarle per un tempo, queste leggi sono necessariamente meno buone delle leggi naturali. Bisogna anche :notare che delle leggi naturali l'uomo non è responsabile, poichè obbedisce loro come un piccolo fanciullo; ma quelle ch'egli promulga, ricadono un giorno, non solamente sulla sua carne, ma anche sulla sua intelligenza. Pex:chè tutto vi si attiene, e l'agilità intellettuale è certamente legata alla libertà delle sensazioni. Chi non è in grado di sentir tutto, non può tutto comprendere, e non comprendere tutto è lo stesso che non comprendere nulla. La letteratura, l'arte, la filosofia, la scienza stessa e tutti i gesti umani in cui l'intelligenza si manifesta sono dipendenti dalla sensibilità. Le fantasie di Licurgo costarono a Sparta la sua intelligenza; gli uomini furono belli come cavalli da corsa e le donne vi marciavano nude coperte della loro sola stupidità; l'Atene delle cortigiane e della libertà dell'amore ha dato al mondo moderno la sua coscienza intellettuale. REMY DE GouRMONT. (Traduzione di A. Pietropaolo). In preparazione : PIETRO KROPOTKIN ETICA ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA MORALE Prima e,U:ioneitaliana a cura di Luigi Fabbl'i PrenotHtcmt A L, 8 d!ìll'It&lfl\; flri11 1~!1it11rr, l,, 10 CASAIWl'l'ntCE SOC:IAU, Vlnlll Mor111a, '1 - MILANO
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