L' U N J V E R S I T l L J B B R A, 227 E pare che della neoessità clie ha l'Italia di avvicinarsi al resto d'Europa molti non se ne rendano conto. Lo si vede da come è stata poco tenuta in conto l'autonomia linguistica. Prima dell'annessione delle nuove provincie esistevano, in Italia, nuclei francesi, in V~l d'Aosta, pochi nuclei tedeschi nel Veneto e in Piemonte (al confine svizzero), parecchi albanesi ed alcuni greci nel meridionale, infine gli slavi della provincia di Udine, l'altro nucleo slavo del Molise, il nucleo catalano di Alghero, in Sardegna. Questi nuclei erano. (come sono tuttora) privi di qualsiasi aspirazione irredentista od autonomista. Non v'era, dunque, alcuna ragione politica per italianizzare linguisticamente quei gruppi allogeni. V'erano, invece, molte ragioni per fornire quei nuclei di scuole ed altri mezzi culturali, sì che fossero utilizzate quelle isole linguistiche a vantaggio deHe relazioni culturali e commerciali con altri paesi, e a vantaggio- della nostra cultura. Un paese prevalentemente unilingue, com'è l'Italia, avrebbe potuto ricavare dai nuclei allogeni dei profondi conoscitori delle varie lingue: conoscitori che avrebbero potuto essere ottimi insegnanti, corrispondenti commerciàli, ecc. Terminata la guerra, ecco annesse l~ compatta popolazione t•edesca dell.'Alto Adige e la popolazione slava di gran parte della Venezia Giulia. In un primo tempo le popolazioni annesse furono lasciate in abbandono. Si lasciarono perfino i nomi dell'Imperial governo austriaco alle strade e alle piazze. La classe dirigente italiana, si mostrò impreparata ai probl•emi connessi alla pace, e quando prese ad occuparsi delle minoranze allogene fa con spirito di dominio e con criteri strettamente politici. Tipico il pazzesco decreto Gentile, che ha abolito le scuole slave e ted•esche, e il decreto che vieta perfino l'insegnamento religioso in lingua slava, praticato nelle chiese. Gli italiani hanno tanto lotfato sotto il regime austriaco, per la conservazione della loro lingua e delle loro scuole. Ed ora si pretende considerare lo slavo un dialetto: il dialetto sloveno. Filologia di nuovo conio! Gli Jtaliani avevano ottenuto dal governo austriaco l'ins•egnamento italiano perfino nelle Università, ed ora il governo italiano nega agli slavi l'insegnamento slavo perfino nella scuola primada. Questo, mentre si difende l'integrità della nostra lingua a Malta e in Tunisia! Abbiamo bisogno di una lingua che permetta all'Italia di entrare dir•ettamente nella cultura europea. Si presentano tre strade: adottare una lingua estera, fra le più diffuse. Ma sulla nostra terra esistonò circa 2000 lingue e 53 di queste nella sola Europa. Se in antico l'egiziano, poi il persiano ed il gr,eco servirono come lingua internazionale, gli è che allora il mondo era il bacino del Mediterraneo, l'Asia meridionale, l'Africa settentrionale. · E il latino potè servire, nel medio evo, di base ai rapporti
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