L'università libera - n. 8 - ottobre 1925

L' 1.l N l,V _E R S J T À L J Il E R.A 241 venti, in una lettera (29), che chiude il volume della Corrispondenza. * * * Mentre seguivo questa grande discussione tra i due amici, il mio pensiero era costantemente richiamato verso i· problemi d'oggi; e la discussione mi pareva ancora attuale. Contemporaneamente credevo di distinguere qualcuna delle ragioni per cui il conte di Gobineau, all'indomani della guerra, ha trovato d'im- - provviso in Francia una popolarità, che nulla faceva prevedere. Certo, il genio del pensatore e dell'artista legittima ogni gloria. Ma questa gloria la legittimava tanto prima del 1914 che dopo il 1918; e non c'è luogo a credere che gli occhi del dopoguerra siano diventati più sensibili alle bellezze d'ordine intellettuale ed ' estetico di quelli di prima della catastrofe. Quasi sempre questi fenomeni di scoperte letterarie, - questa seconda na,scita di una grande opera, che da lungo tempo esistente si svela d'un tratto alla pubblica ammirazione - banno la loro spiegazione in ragiorni subcoscienti, più morali che estetiche. Una generazione scopre, tra sè e uno scrittore, una· certa conformità di pensieri, o di temperamento, che la dispone ad ammirarne l'arte e l'intelligenza. Non è questo il caso nostro? Cer.to, non possono essere tuttavia i sentimenti professati da Gobineau_ rispetto a « co4esta vuota e ridicola marionetta che si chiama la Patria, - questo idolo di legno, di cui i più volgari ciarlatani muovono i fili,.parlando in suo nome: giacchè di per sè, non esiste». - Non può essere il suò disprezzo per la Nazione, a cui l'autore· e il discendente del pirata Ottar Iarl oppone la razza (30). - E ancora meno i suoi severi giudizi contro la Francia, che esasperano Tocqueville, sino a far scrivere a questo amico, così piaziente e misurato: <e Io non conosco uno straniero, se non forse qualche pedante professore tedesco, che dia sulla Francia il giudizio che date voi, Francese » (31). Ma quan90 si è decisi ad amare - o a non amare - un grande scrittore, vi si legge ciò che si vuol leggere. Ci sono ben pochi lettori che ~bbiano un'intelligenza tanfo larga da abbracciare tutto quanto il suo pensiero. Quasi tutti fanno inconscia- (29) · Alla signora Tocquedlle, :;17 maggio 1859. La lettera è scritta, a bordo del Gassendi. (30) Aggiungendo che « non esiste una razza francese; e fra tutte le nazioni d'Europa, noi siamo quella in cui il tipo è maggiormente scomparso. Anzi prendiamo,, nel flsico e nel morale, come nostro ti1lo, proprio questa scomparsa.» (A Tocque.ville, 15 gennaio 1856). (31) 16 sellem!Jre 1858. Tocqueville s'irrita di sentire Gobineau di- . chiarare che « la Fi-ancia ha sem11re preso le cose solo dal loro lato piccolo · e meschino, e non ha mili prodotto uno spirito d'eccezione, tranne:\ torse quell'ignobile Rabelais,,, :t (p, 834),

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